Spiritualità

Catari e Bogomili, eresie e Gnosticismo

Alle radici dell’insegnamento di Petar Danov e di Omraam Mikhaël Aïvanhov

Autore: Daniele Garella1

Omraam Mikhael Aivanhov

Con un linguaggio chiaro, semplice e comprensibile a tutti, Omraam Mikhaël Aïvanhov (e quindi anche il suo Maestro Petar Danov – NdR) ha donato all’umanità uno straordinario Insegnamento spirituale iniziatico ed esoterico. Un Insegnamento, tra l’altro, sincretico, perché raccoglie il vissuto spirituale di antiche ed evolute civiltà del mondo. Tra le più importanti radici di questo Albero sacro, chiamato Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale, riconosciamo quella misteriosofica greca, quella iniziatica egiziana – legata ad Ermete Trismegisto – quella ebraica cabalistica, quella induista, quella iranico-zoroastriana e quella gnostica cristiana. Nel presente scritto, di queste sei radici dell’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale, ci occuperemo di quella gnostica cristiana.

Mani, fondatore del Manicheismo

Due opposte visioni spirituali hanno contraddistinto sin dai suoi esordi la storia del Cristianesimo: quella manichea – che prende nome da Mani, suo fondatore – proclamatosi uomo inviato dallo Spirito Santo per diffondere una religione universalistica (che univa cristianesimo, buddismo, giudaismo e zoroastrismo), e quella della Chiesa di Roma che, sapendosi figlia di Pietro l’Apostolo, affermava di essere l’unica vera erede dell’Insegnamento di Gesù. Nel III secolo Agostino e Faustus furono i sommi sacerdoti di queste due differenti concezioni spirituali dell’esistenza: ad Agostino, sostenitore dell’autorità della Chiesa come unica dispensatrice della dottrina di Gesù Cristo, si contrapponeva Faustus, il quale, rinnegando qualsiasi imposizione dottrinale, si diceva fautore della libertà individuale come unica Via di comprensione del messaggio Divino. Nel corso dei secoli dalla Chiesa di Pietro si svilupparono la Chiesa cattolica e la Chiesa bizantina, mentre dal manicheismo presero forma i Bogomili, i Catari, i Templari e tutti quei movimenti, – come la Teosofia e la Fratellanza Bianca Universale – centrati sull’uomo e sul suo percorso di consapevolezza compiuto tramite l’Anima durante le sue continue incarnazioni. «Cancellate tutto quanto vi trasmette l’autorità esterna – diceva lo stesso Mani ai suoi discepoli – e crescete in modo da guardare solo nella vostra Anima». Anima senziente chiaroveggente, precisa Rudolf Steiner in riferimento al credo manicheo.2 Anche Aïvanhov ribadisce un identico concetto: «Dentro di noi abbiamo tutto, ma non lo sappiamo perché non si è meditato, né lavorato per ottenere questo ampliamento, questa Luce. […] Abbiamo tutto, da tanto tempo. […] Il Cielo e la Terra: tutte le forze e tutte le debolezze sono dentro di noi».3

Nel corso dei secoli, i centri del potere religioso dominante diffusero del manicheismo un discorso vuoto, circoscritto solo alla descrizione della lotta eterna e irrisolvibile tra il Bene e il Male. È vero che la questione del Bene e del Male, e quindi della sostanza della Creazione, interessò particolarmente i Manichei, ma costoro cercarono di risolverla in un modo luminoso che le Chiese ufficiali si guardarono bene dal trasmettere.4 I Manichei, tra l’altro, vicini all’Insegnamento platonico e radicati nel culto di Mithra e nell’Insegnamento del Buddha, credevano nella reincarnazione,5 assunto di Giustizia Divina ai nostri giorni ancora avversato dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa. Promuovevano inoltre un cristianesimo esoterico dove si insegnava a non rifiutare il Male, ma ad assorbirlo in sé per trasformarlo in Bene tramite la forza del perdono, della tolleranza e della mitezza; mentre, negli stessi anni, la Chiesa di Roma – come si legge anche dai documenti storici relativi al vescovo Lorenzo di Novara (V Secolo) – chiedeva ai neofiti prima dell’immersione nelle acque per il battesimo di “rinunciare a Satana”; una richiesta tutt’ora presente nei rituali della Chiesa cattolica.

Comprendere nel XXI secolo gli assunti della dottrina manichea, che potremmo definire alchemica ed emozionale, pare cosa non complessa, dato che l’elemento cuore ha assunto oggi un valore alla portata di molti; eppure a quei tempi non era così, e non lo fu nemmeno più avanti, nel XII secolo, quando persino eminenti personalità della Chiesa romana, come papa Innocenzo III, Tommaso d’Aquino e Bernardo di Chiaravalle, trovavano corretto inneggiare alle Crociate, promettendo salvezza eterna e remissione dei peccati a chiunque avesse ucciso gli infedeli (eretici, musulmani o ebrei che fossero). I Manichei, invece, aspiravano alla liberazione dal commettere violenza e, come tutti i movimenti spirituali da questi generati – in particolare i Catari e i Bogomili – rivolgevano il loro sguardo interiore a Giovanni l’Evangelista, considerato Anima chiaroveggente e guida spirituale di una Chiesa segreta, edificata nei piani dell’Invisibile, come ben testimonia l’Apocalisse, che Omraam Mikhaël Aïvanhov definisce “il Libro della Chiesa di San Giovanni”:

Sì, perché questa Chiesa esiste. […] La Chiesa di San Giovanni possiede la quintessenza della Dottrina di Gesù […] È una Chiesa segreta, mistica, pronta a istruire gli uomini desiderosi di approfondire i segreti della Creazione […] Il Maestro Petar Danov è uno dei rappresentanti di questa Chiesa esoterica che detiene le chiavi dei Libri Sacri.6

Una Chiesa dove si mette in pratica il vero Insegnamento di Gesù Cristo: quello dell’Amore Incondizionato, fatto di tolleranza e di accoglienza, anch’essa incondizionata, verso qualsiasi essere umano, di qualsiasi razza, professione di fede, orientamento esistenziale.

Anche Omraam Mikhaël Aïvanhov è un rappresentante di questa Chiesa segreta, emblema della fratellanza fra i popoli e nel proprio Insegnamento, quello della Fratellanza Bianca Universale, più volte ha fatto riferimento alle luminose parole dell’Evangelista, cosa che non è avvenuta riguardo a Pietro l’Apostolo. Di Giovanni l’Evangelista, Aïvanhov dirà:

Era un essere puro, preparato, che non aveva alcun karma da pagare, a differenza degli altri Apostoli che, malgrado fossero stati (in un’altra vita) antichi profeti, ne avevano ancora.7

Petar Danov, Maestro di Aivanhov

A proposito della Chiesa di Giovanni “edificata nell’Invisibile”, desideriamo riportare il racconto di un episodio avvenuto al primo congresso della Fratellanza della Luce di Petar Danov, a Tarnovo, in Bulgaria: nella sala che Danov stesso aveva preparato per l’incontro, disponendovi molte sedie, solo tre di queste erano occupate; vi sedevano i suoi primi tre discepoli, che si interrogavano sul perché tutte le altre sedie fossero vuote, ossia sul perché gli altri discepoli non fossero venuti all’appuntamento, o fossero in ritardo. Petar Danov, percependo l’imbarazzo dei suoi primi seguaci (peraltro uomini di una certa levatura interiore come, ad esempio, Georgui Mirkovitch, affermato medico e iniziatore della fitoterapia e dell’omeopatia in Bulgaria), disse loro:

Al momento presente non siete che in tre, ma presto diverrete molto numerosi. Questa sala comunque non è vuota: le sedie sono tutte occupate da Esseri invisibili. Oggi è il primo congresso della Fratellanza della Luce in Bulgaria.8

Rudolf Steiner, fondatore dell’Antroposofia

Desideriamo soffermarci adesso sulla parola chiaroveggenza – ossia sulla possibilità di vedere nei piani dell’Invisibile – parola davvero interessante che, non a caso, ancora oggi come in passato, viene demonizzata da quelle stesse correnti culturali egemoni. Dal VII al X secolo alcuni gruppi di persone con uno spiccato sentire animico e una forte chiaroveggenza, si incarnarono nell’Europa meridionale, in particolare in Bulgaria. Costoro, come afferma Rudolf Steiner, sentivano e vedevano con chiarezza nei piani dell’Invisibile e, riconoscendosi reciprocamente per la particolarità della loro vita animica, decisero di vivere insieme e di formare delle comunità fraterne. Per la Chiesa di Roma e per la Chiesa di Bisanzio queste persone, che sembravano vedere e sentire il Divino davvero intensamente, e che concepivano lo spirituale in maniera tanto diversa e soprattutto libera, erano pericolose e occorreva riconoscerle per controllarle; per questo coniarono nei loro confronti il termine di eretici. La parola eretico viene dal greco hairesis, che significa opinione propria. Questi eretici non erano in principio dei dissidenti, erano semplicemente persone che non volevano uniformarsi. Uniformarsi a cosa? All’ortodossia: altra parola proveniente dal greco e che significa opinione corretta… Opinione corretta, però, solo secondo il pensiero di un determinato gruppo, e non gli eretici che desideravano mantenere la loro propria opinione. Questi ultimi erano gnostici nella misura in cui affermavano che la Salvezza sarebbe stata possibile solo tramite la Conoscenza. Per gli gnostici, infatti, la Redenzione dipende dall’uomo e dal lavoro che costui compie su se stesso tramite la Gnosi, ossia la conoscenza delle Leggi che regolano l’Universo; Leggi che sono state istituite dalla Sorgente Divina e che prevedono un percorso individuale e autonomo di ricerca della Verità.

Così, mentre per le gerarchie ecclesiastiche il contatto col Divino è possibile solo tramite i ministri della Chiesa, per gli gnostici, tramite la Conoscenza, qualsiasi uomo può rivolgersi a Dio senza aver bisogno di alcun intermediario. Capovolgimento di vedute e soprattutto sovvertimento della logica del potere. Così ai percorsi autonomi e individuali di un “eretico”, la Chiesa di Roma non attese tempo per rispondervi e, soprattutto con la Riforma gregoriana, attuò una centralizzazione del potere che mirava, in nome dell’autorità del Papa, vicario di Cristo, a sottomettere chiunque, sia i movimenti spirituali, sia i poteri laici, ossia re, principi e nobili. Condanne e persecuzioni sarebbero arrivate per chi non si fosse uniformato. E arrivarono, certo, specialmente per gli eretici che, diffusi ormai ovunque, promuovevano, senza timore alcuno, un cristianesimo cosmico, misterico, e al tempo stesso vissuto nel quotidiano, cioè non teorico, né dogmatico. Una più forte frattura tra eretici e Chiese ufficiali quindi si evidenziò e divenne insanabile nel momento in cui nelle scuole dottrinali delle Chiese di Roma e di Bisanzio si iniziò ad affermare l’elemento razionale – volto cioè ad insegnare “quello in cui credere” e quale fosse la “vera fede”: l’ortodossia – mentre tra i movimenti gnostici si rafforzava il sentire spirituale e la libertà animica, appunto l’eresia.

Per quanto concerne la storia del cristianesimo, e quindi del vissuto storico dell’uomo cristiano, è molto importante visualizzare l’esistenza di queste due correnti, quella eretica e quella ortodossa: la prima, sotterranea, esoterica, centrata sul sentire e sul vedere nei piani dell’Invisibile e quasi sempre perseguitata; la seconda, ufficiale, ben visibile e trionfante, ma sorda agli slanci dello Spirito, poiché irrigidita nel suo impianto gerarchico e di potere, come anche nel culto della forma. Importante visualizzare queste due correnti – che trovano precise corrispondenze nella Chiesa di Giovanni e nella Chiesa di Pietro – dato che ciascun credente cristiano pare posizionarvisi, anche inconsapevolmente, a livello animico; un po’ come avviene per l’esistenza del Nord e del Sud in un qualsiasi luogo, che da subito si definiscono manifestandosi come opposti.

Agli esordi del XX secolo il filosofo, teologo e medico bulgaro Petar Danov, che di Omraam Mikhaël Aïvanhov fu Maestro spirituale, fondò la Fratellanza della Luce, chiamata anche Fratellanza Bianca:

Ci domandano: «Chi siete?». Noi siamo una Grande Fratellanza che ha filiali in Cielo, in Terra e nell’intero Universo. Colui che serve Dio con tutta la sua Anima è un cittadino di questa Grande Fratellanza dell’Amore Divino, della Saggezza Divina, della Verità Divina.9

Nell’Insegnamento di Petar Danov, che Stoyan K. Vatralski definisce «cristianesimo audace, radicale e autentico»10 ritroviamo, ben salde e sotto nuova luce, le anzidette radici gnostiche e l’identico anelito alla libertà spirituale, elementi questi che riaccesero l’antica disputa con i centri del potere religioso ufficiale: anche Danov, infatti, conobbe la via dell’esilio e la sua Fratellanza la persecuzione:

In questo momento sedici notabili del Sinodo discutono la mia scomunica per estromettermi dalla Chiesa. Il problema è che nessuno saprà come escludermi poiché questo, in realtà, dipende solo da me. Solo io posso escludermi. In che modo? Infrangendo la Legge Divina. Ma se io realizzo la Volontà Divina, chi potrà estromettermi?.11

Come affermò Aïvanhov, Petar Danov «portava la Nuova Vita, mostrando agli uomini in quale misura si erano allontanati dal vero Insegnamento di Gesù Cristo. Inutile dire che questo non era ben visto dai vescovi della Chiesa ortodossa».12

Petar Danov usava spesso il termine esoterismo, sottolineando che ogni esperienza della vita quotidiana deve comunque confluire e rapportarsi all’assoluta perfezione dell’Insegnamento di Gesù Cristo. E a coloro che gli chiedevano come mai, seguendo tale sacro Insegnamento, i popoli cristiani si fossero macchiati di azioni tanto scellerate e violente, Danov, con tono severo, rispondeva:

I popoli che hanno vissuto nell’odio e nella guerra non hanno certo seguito la Via tracciata dal Cristo. In questo dobbiamo essere intransigenti e non dobbiamo ingannarci: questi popoli possono pure chiamarsi cristiani, ma hanno servito un altro dio che ha insegnato loro come poter commettere crimini di ogni genere; tutto questo non viene certo da parte di quel Dio che Gesù Cristo chiama Padre Mio. L’Insegnamento del Cristo è ancora un germoglio nella coscienza degli esseri umani. Ancora non è stato messo in pratica.13

Petar Danov, tramite la Dottrina enunciata da Gesù Cristo, mostrava a chiunque come fosse possibile non solo acquisire la Conoscenza (di cui si parla così spesso nell’esoterismo), ma anche lo sviluppo di tutte le Virtù. Fra queste, Petar Danov metteva al primo posto l’Amore verso Dio e l’Amore verso il prossimo.

Danov stesso spiega cosa significhi entrare a far parte di questo nuovo Insegnamento:

Dio non ha creato gli uomini ortodossi, cattolici, protestanti, od occultisti, e neanche appartenenti a una qualsiasi religione, o a un qualsiasi rango sociale. Tutto questo è venuto dopo, e quello che è venuto dopo non ha alcuna importanza. Importa solo quello che viene da Dio, e questo è l’Uomo. Non ha alcuna importanza a quale religione appartenga l’uomo, ossia ciò che è esteriormente; importa solo ciò che l’uomo è interiormente.14

Tra le varie correnti ereticali del passato, Petar Danov ebbe una maggiore affinità con quella dei Bogomili, (gli Amati da Dio: questa è la traduzione della parola bulgara bogomil ) che si affermò nei Balcani, soprattutto in Bulgaria, a partire dal X secolo. I Bogomili furono da subito distanti dai sacramenti e dalle pratiche della Chiesa bizantina: rifiutavano, ad esempio, il battesimo per mezzo dell’acqua, che sostituivano con l’imposizione delle mani, come in uso nelle prime comunità cristiane, alla cui purezza e coraggio spirituale si rifacevano. Erano vegetariani, promuovevano il celibato e nelle loro cerimonie di iniziazione era sempre presente il Vangelo di Giovanni, come simbolo di appartenenza alla sua Chiesa esoterica. Considerati ben presto discepoli di un movimento ereticale, i Bogomili furono perseguitati, imprigionati e in molti casi arsi sul rogo. Ai tempi delle persecuzioni, alcuni discepoli bogomili fuggirono riuscendo a diffondere l’Insegnamento in Europa. Alcuni di loro raggiunsero la Francia. In Francia il bogomilismo diede forza, coesione e struttura al movimento dei Catari che, a partire dall’incontro di Saint-Felix-de-Caraman,15 si organizzò in una vera Chiesa, priva comunque di edifici di culto e di rigide gerarchie ecclesiastiche, dato che i Catari proclamavano come spazio sacro non un edificio in pietra o in legno, ma la Scintilla Divina posta nell’uomo.

Nella conferenza del 23 giugno 1963 Omraam Mikhaël Aïvanhov affermerà che: «dalla Bulgaria qualcosa di grandioso è arrivato in Europa per la seconda volta», un tempo era stato il bogomilismo, adesso l’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale. Una corrispondenza fin troppo evidente: i Bogomili dalla Bulgaria raggiungono i Catari in Francia, poi, alcuni secoli dopo, Petar Danov in Bulgaria affida al suo discepolo Mihail Ivanhov16 il compito di portare l’Insegnamento in Francia.

Sono davvero molte le similitudini tra l’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale e l’Insegnamento bogomilo e cataro, trattandosi di movimenti spirituali uniti da un identico sentire animico, improntato agli ideali della Fratellanza, della Purezza e della Libertà interiore.

I Catari (di cui più avanti ci occuperemo nello specifico) seguivano un rito religioso arcaico, quello della Salvezza attraverso il Battesimo in Spirito – ossia attraverso l’imposizione delle mani e non tramite l’acqua – e riconoscevano il Sole come immagine della forza pura del Cristo. Il loro movimento si sviluppò in Italia, in Catalogna, in Renania, e soprattutto nella Francia del Sud, allora terra di rara tolleranza e di intensa attività intellettuale. In questa regione i Catari ebbero contatti anche con i cabalisti ebrei occitani che stavano riproponendo alcune idee dell’antico gnosticismo ebraico, in particolare quelle sulla concezione dualistica della vita. In Occitania, quindi, circolavano scritti esoterici e gnostici, per di più in una lingua romanza, la langue d’Oc, che stava sostituendo il latino, l’idioma della Chiesa di Roma. All’inizio della loro storia, i Catari erano considerati religiosi cristiani che seguivano in modo esemplare la via tracciata dagli Apostoli e il loro culto era considerato complementare a quello cattolico, non concorrenziale. Ciò che si raccontava dei sacerdoti e delle sacerdotesse catare era che la loro parola sembrava vivente, e che nelle loro prediche si sperimentava come un senso di rapimento, tanto la loro Parola era investita di calore ed entusiasmo. Quello che la Chiesa cattolica ha invece divulgato di tale eresia, dopo averne distrutto ogni traccia, è stato solo “privazione”, “perversione” e “nichilismo”, pur sapendo che i catari amavano definirsi inguaribili ottimisti. In effetti, come riportano i documenti storici, grazie alla loro fede, i Catari entravano nelle fiamme del rogo cantando e sorridendo: poiché grazie alla vita pura e amorevole che avevano praticato nel quotidiano erano certi di meritare il Regno dei Cieli. La Chiesa catara aveva inoltre scelto la via della sensibilità e della povertà evangelica per raggiungere quello stato di Grazia necessario alla liberazione dalla “Ruota delle rinascite”;17 dava cioè massima importanza al percorso di crescita personale, a differenza della Chiesa di Roma che per la Salvezza si affidava alla Grazia divina e alla fede. Ancor meno i Catari collegavano la Salvezza del genere umano alla sofferenza patita da Gesù Cristo sulla Croce. Anche Omraam Mikhaël Aïvanhov, osservando in quale stato pietoso si trova ancora oggi l’umanità dopo 2000 anni, afferma che il sacrificio di Gesù Cristo sulla Croce non era stato fatto per redimere l’umanità dal peccato originale:

La Chiesa dice: «Gesù Cristo ha subito la condanna al nostro posto, morendo per noi sulla croce, ed è solo grazie alla sua morte espiatrice che Dio ci ha liberato dal peccato originale». Che cosa mostruosa e illogica! E la gente ci crede ancora dopo 2000 anni! (…) No! Ciascuno deve lavorare da solo, deve sacrificarsi e salvarsi grazie alla propria vita di purezza; nessuno verrà a salvarvi (…) Non si è salvati solo dalla fede, occorre cambiare interiormente, dominarsi, e per riuscire a farlo occorrono dei metodi, dei metodi che si insegnano qui, nella Fratellanza Bianca Universale.18

Gesù, infatti, come Essere spirituale inviato dal Dio di Luce, è sceso sulla terra per rivelare agli uomini il messaggio della Gnosi, la Conoscenza, grazie alla quale l’uomo, divenuto consapevole della propria Scintilla Divina, può perfezionarsi, trasformarsi, liberarsi, e così trovare la Via verso la Patria Celeste. Anche nei Vangeli, del resto, si legge questo invito alla propria trasformazione interiore: «Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre Celeste». Sono parole, queste, di carattere dichiaratamente gnostico, che il catarismo, come l’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale, hanno sempre considerato di fondamentale importanza. L’uomo cataro agisce per il proprio perfezionamento, per divenire un vero figlio di Dio, agisce tramite l’Amore, la Saggezza e la Volontà, contribuendo alla vittoria del Bene e della Luce per la salvezza di tutti. Così affermerà, alcuni secoli dopo, anche Mara Beltchéva, discepola diretta di Petar Danov: «L’uomo non è responsabile solo di se stesso: dalla sua crescita spirituale, o dalla sua caduta, dipende l’elevazione o la caduta di tutti quegli esseri che sono in relazione con lui».19

Il catarismo, lo si comprende facilmente, è stato un movimento spirituale iniziatico, com’è quello della Fratellanza Bianca Universale, e ha fondato la sua esistenza sui principi evangelici di Amore e di Giustizia. In questa prospettiva Dio non salva l’umanità tramite la sofferenza di Suo Figlio, né tantomeno redime colui che, passivamente, pensa che per salvarsi basti implorare la Grazia. Differenza sostanziale di vedute: nella Chiesa di Roma, Dio scende verso l’uomo donandogli, in modo imperscrutabile, la Grazia; nella Chiesa catara, invece, è l’uomo che «elevandosi verso Dio, si salva e contribuisce alla vittoria del Bene».20 Anche Petar Danov affermerà: «La Grazia non è per i fannulloni che attendono che il Cielo porti i propri doni nelle loro mani. Sappiate che, anche se il Cielo vi ha destinato qualcosa, dovrete fare degli sforzi per ottenerla, per meritarla davvero».21

L’uomo cataro era quindi uno gnostico, e lo testimoniavano anche i prolungati digiuni cui si sottoponeva nel desiderio di soggiogare la propria animalità, intesa come ostacolo alla liberazione dal Male. Il Male veniva comunque considerato una forza necessaria per far sorgere più intensamente il Bene; mentre l’Amore e la Saggezza erano stimate le virtù capaci di vincere il Male. «Non si combatte il Male con la violenza, e ogni forma di violenza è il segno del demonio», questo affermavano i Catari in un’epoca in cui la violenza e i soprusi erano il pane quotidiano. «Sappiate che la base su cui poggia l’inferno è la violenza», diceva ugualmente Petar Danov.22 Coerenti a tale visione, i Catari, negli anni delle persecuzioni, non reagivano se venivano attaccati; anche per questo la Chiesa catara venne velocemente “decapitata”, poiché i sacerdoti e le sacerdotesse, impossibilitati a compiere il Male, per ferma convinzione interiore, non opponevano resistenza alla cattura e alla condanna al rogo.

Molti tra i Catari erano chiaroveggenti, avevano cioè una vita spirituale altamente sviluppata ed erano profondi studiosi delle Sacre scritture, che traducevano in lingua volgare, irritando la Chiesa che si arrogava il diritto di averne il monopolio. Anche per quanto riguarda la predicazione delle Sacre Scritture, la Santa Sede arrivò a varie interdizioni formali, con tanto di condanne. Ma i Catari, correndo seri pericoli, continuavano a predicare nelle strade, nelle abitazioni, nei boschi e traducevano la Bibbia facendone copie per diffonderla tra i propri consacrati, affinché chiunque possedesse almeno il Vangelo di Giovanni, l’unico dei quattro Canonici che i Catari seguivano, e che i sacerdoti e le sacerdotesse portavano legato alla corda del proprio saio. Sacerdotesse, appunto: per i Catari l’incarnazione femminile era considerata della stessa dignità dell’incarnazione maschile. È bene ricordare che siamo nel XII secolo, ossia in un’epoca in cui la donna era vista come figlia di Eva la peccatrice: fragile, bugiarda, infida, e soprattutto fomentatrice di quelle sfrenate orge notturne di cui, così afferma la Chiesa, si macchiano sempre gli eretici, in quanto figli e figlie del demonio… Nella realtà, invece, le sacerdotesse catare, spesso istruite nell’arte della scrittura e della musica, vivevano autonomamente in case gestite da sole donne, lavoravano guadagnandosi da vivere, erano guaritrici, e potevano partecipare a dibattiti pubblici di carattere religioso.

Essere catari significava credere nella reincarnazione, praticare la non-violenza, consumare pasti vegetariani, vivere del proprio lavoro di artigiani (spesso tessitori o ceramisti). Significava non isolarsi nella vita contemplativa, risiedendo in monasteri posti lontani dal mondo: i Catari vivevano tra la gente, nei villaggi e nelle città, e le loro abitazioni erano sempre aperte a chiunque avesse bisogno di aiuto. Una condizione, questa, incredibilmente innovativa per quell’epoca. Ancor più straordinaria era la “promiscuità sociale” che si veniva a creare nelle cerimonie sacre dei Catari: nobili e artigiani, contadine e castellane, mercanti e operai, sedevano l’uno accanto all’altro uniti in preghiera, uomini e donne insieme, nel rispetto reciproco. Anche per questo le donne catare – sacerdotesse, credenti, o persino guerriere, come Giralda, signora di Lavaur – mostreranno sempre la loro gratitudine al movimento: se il catarismo, per quasi cinquant’anni, oppose una resistenza davvero eroica alle due sanguinose crociate mossegli contro dal Papato e dal Regno di Francia, e poi all’ignominia dei Tribunali dell’Inquisizione (istituiti per la prima volta nella Storia proprio per sterminare i Catari) questo fu dovuto anche all’impegno concreto delle donne occitane.

I Catari, tra l’altro, rifiutavano ogni forma di giuramento e questo, nella società feudale, che basava la sua organizzazione proprio sul giuramento, era un ulteriore motivo di scontro. Così l’eresia catara si evidenziò, suo malgrado, come movimento di rottura, teso, anche involontariamente, a spezzare le vecchie forme religiose, rigide e corrotte, e a smascherare quei giochi di potere dove la Parola di Dio, invece di elevare e liberare gli esseri umani, veniva usata per soggiogarli.

Illuminanti, a tal proposito, le parole di Aïvanhov: «da sempre gli uomini luminosi creano disagio negli uomini ottusi».23

Se l’esistenza fisica della maggior parte dei Catari venne interrotta brutalmente, la loro essenza spirituale ha comunque continuato ad agire nel mondo: il messaggio cataro, come quello dei bogomili, concorre tutt’oggi a preparare l’arrivo dell’uomo futuro per una nuova umanità, poiché il vecchio Adamo che giudica, esclude ed è irrigidito dai giochi di potere, dovrà lasciare il posto al nuovo Adamo, un essere di amore e di fratellanza che integra e unisce le diversità, poiché libero spiritualmente. In questo senso Omraam Mikhaël Aïvanhov affermerà: «noi siamo dei Bogomili, dei Catari (…) il nostro Insegnamento è profondamente bogomilo e cataro». Aggiungendo poi: «ma ha portato delle cose nuove».24

Fra le molte corrispondenze tra catarismo e Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale, non possiamo non evidenziare la credenza – rivoluzionaria non solo per l’epoca medievale – in cui si afferma che «Dio si trova dentro ogni essere umano». Riportiamo le parole di Aïvanhov:

Cercando Dio esternamente a voi, vi separate dal vostro vero Sé […]. Finché l’essere umano non cercherà la Divinità in se stesso […] si sentirà combattuto e vacillante.25

Anche Petar Danov alla domanda: «dov’è Gesù Cristo e in quale Chiesa edificata in suo nome si trova?», rispondeva: «Non cercate qua o là. Egli è dentro di voi, nella vostra Anima».26

È grazie alla Scintilla Divina posta in ogni uomo e tramite una vita di purificazione e di elevazione, che diventa possibile il contatto diretto col Divino, in particolar modo – cosa di primaria importanza per i Catari – con lo Spirito Santo, che i sacerdoti e le sacerdotesse catare, nel momento del consolamentum, ricevevano tramite il battesimo con l’imposizione delle mani.

Se su quasi tutti i principi spirituali catari Aïvanhov era d’accordo, dissentiva invece sul significato che i Catari davano alla vita sulla terra, dato che costoro non tenevano molto alla vita. Avevano, in effetti, un anelito alla fuga dal mondo terreno considerato “regno di oscurità”, e vivevano il corpo fisico come prigione dell’anima umana, pur rispettandolo proprio in quanto involucro terreno dell’anima stessa. Aïvanhov, invece, invita gli uomini ad andare al di là della visione dualistica catara, pensando alla vita sulla terra in modo nuovo: «Il mondo Divino cambia periodicamente obiettivo e la nostra è una missione diversa».27 Del resto, prosegue Aïvanhov, perché mai nel Padre nostro si recita: «sia fatta la Tua volontà, come in Cielo così in Terra»? L’obiettivo per un essere umano non può essere, quindi, quello di fuggire dalla terra, ma bensì di spiritualizzarla, spiritualizzare la materia, portandovi il Regno di Dio:

È vero che lassù è più bello, ma allora che senso avrebbe essere qui? […] Il Regno di Dio c’è già lassù, ora deve essere portato qui.28

E ancora Aïvanhov, nella conferenza del 25 marzo 1958 dirà:

Il nostro Insegnamento vuole formare esseri umani che sappiano lavorare sulla Terra, organizzare le cose, ma sempre restando rivolti verso l’Alto Ideale, che diverrà sempre più una realtà. Si deve restare uniti all’Alto Ideale, che è Dio, conservando il sentimento della Terra.

Anche per quanto concerne la Natura, Madre Natura, che nell’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale riveste un ruolo di Saggezza, Amore, Bellezza e Perfezione, Aïvanhov si dissocia dal pensiero cataro che considerava la Natura negativamente, poiché materica e quindi appartenente al lato oscuro, precario e imperfetto del mondo visibile. Per queste sostanziali differenze, ma anche per le altre evidenti similitudini, Aïvanhov affermerà: «noi siamo profondamente Catari, ma non siamo esattamente come i Catari».29

 NOTE 

Daniele Garella, compositore, storico della musica e scrittore, è nato a Firenze nel 1961. È uno dei principali esperti italiani di catarismo; ha pubblicato saggi sul tema dell’eresia catara ed ha scritto il primo romanzo storico italiano dedicato ai Catari: Il libro segreto di Jordan Viach, pubblicato da Stella Mattutina Edizioni.
2 Rudolf Steiner, dalla conferenza I manichei, Berlino, 11 novembre 1904, Editrice Antroposofica.
3 Aïvanhov 2016:30.
4 Proprio sul tema del Bene e del Male, i due suddetti e avversi movimenti cristiani trovarono uno dei motivi più forti di scontro.
5 Anche la Fratellanza Bianca Universale sostiene la teoria della reincarnazione; Aïvanhov stesso nella conferenza del 08.08.1982 stigmatizza la Chiesa cattolica e quella ortodossa per aver negato la teoria della reincarnazione, facendo diventare Dio un essere ingiusto e capriccioso e allontanando l’umanità dalla comprensione del vero senso della vita sulla terra.
6 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 31.01.1959. 
7 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 31.01.1959.
8 AA.VV. 1990:26.
9 AA.VV. 1990:63.
10 AA.VV. 1990:75.
11 AA.VV. 1990:63.
12 Aïvanhov, 2002 :183-184.
13 AA.VV. 1990:185.
14 AA.VV. 1990:100.
15 A Saint-Felix-de-Caraman, nel 1167, vi fu il primo Concilio cataro, dove vennero consacrate le prime quattro Diocesi del movimento: Carcassonne, Agen, Limoux, Tolosa. A tale incontro partecipò il vescovo bogomilo Niceta insieme ad alcuni suoi ministri; si narra inoltre che in questa cerimonia Niceta offrì il consolamentum, massima iniziazione catara, ad alcuni nuovi sacerdoti catari della Linguadoca.
16 Dopo il viaggio in India del 1960, avverrà il cambiamento del nome in Omraam Mikhaël Aïvanhov.
17 Anche questa terminologia denota una derivazione orientale del catarismo; perfettamente in linea, tra l’altro, con quella corrente gnostica che faceva di Gesù un discepolo delle Scuole iniziatiche himalayane.
18 Aïvanhov, O. M.,Conferenza del 08.08.1982. 
19 AA.VV. 1990:102.
20 Aubarbier 1992:27.
21 AA.VV. 1990:185.
22 AA.VV. 1990:27.
23 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 12.03.1938. 
24 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 02.01.1970. 
25 Aïvanhov, O. M., Pensieri Quotidiani 2016, (14 giugno), Edizioni Prosveta, 2015. Sono molte le conferenze di Aïvanhov in cui si parla di Scintilla Divina posta nell’uomo.
26 AA.VV. 1990:57.
27 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 02.01.1970.
28 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 02.01.1970.
29 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 02.01.1970

 BIBLIOGRAFIA

AA.VV. (1990), L’enseignement du Maitre Deunov, Le Courrier du Livre.
AA.VV. (2004), Trobadour et Cathares, L’Hydre.
Aïvanhov, O. M. (1938), Conferenza stenografata del 12.03.1938.
Aïvanhov, O. M. (1958), Conferenza del 25.03.1958.
Aïvanhov, O. M. (1959), Conferenza del 31.01.1959.
Aïvanhov, O. M. (1970), Conferenza del 02.01.1970.
Aïvanhov, O. M. (1982), Conferenza del 08.08.1982.
Aïvanhov, O. M. (1991), L’Albero della conoscenza del Bene e del Male, Prosveta Italia.
Aïvanhov, O. M. (1997), Commento all’Apocalisse, Prosveta Italia.
Aïvanhov, O. M. (2002), La Seconda Nascita, Prosveta Italia.
Aïvanhov, O. M. (2016), Collection Vidélina n. 243, Édition Prosveta.
Angelov, D. (1979), Il Bogomilismo: Eresia medievale bulgara, Bulzoni.
Aubarbier, J. L. (1992), Aimer le Pays Cathares, Edition Ouest-France.
Brenon, A. (1990), I Catari, Nardini Editore.
Duvernoy, J. (1996), La Religione dei Catari, Mediterranee.
Garella, D. (2016), Il Libro Segreto di Jordan Viach, Stella Mattutina Edizioni.
Griffe, E. (1980), La Languedoc Cathare et l’Inquisition, Letou Zey et Ané.
Loos, M. (1974), Dualist Heresy in the Middle Ages, Dordrecht.
Merdrignac, B. (2003), Le Monde au Moyen Age, Edition Ouest-France.
Nataf, A. (1989), Histoire des Albigeois, Pierre Bordas Edition.
Nelli, R. (1994), Dictionnaire du Catharisme, Privat.
Nelli, R. (1995), La Cathares du Languedoc, Hachette.
Savall, J. (1999), Le Royaume oblié, Alix Vox.
Steiner, R. (1975), Il Vangelo di Giovanni, Editrice Antroposofica.
Volpe, C. (1971), Movimenti religiosi e sette ereticali, Sansoni.

Articoli correlati

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio