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“The Elephant Man” – La storia di Joseph Merrick (Articolo e Film)

Tratto da Wikipedia

Joseph Carey Merrick, conosciuto come l’Uomo elefante (The Elephant Man) (Leicester, 5 agosto 1862 –Londra, 11 aprile 1890), divenne famoso nella società britannica dell’era vittoriana a causa della sua estrema deformità.

Le prime biografie di Merrick indicano erroneamente come primo nome John; un errore ripetuto in molte versioni successive, compreso il celebre film The Elephant Man diretto da David Lynch nel 1980 e tratto dal romanzo The Elephant Man: A Study in Human Dignity scritto da sir Frederick Treves.

 


Biografia

« Io non sono un elefante, non sono un animale! Sono un essere umano, un… uomo »

Disperato sfogo di Joseph Merrick

Nato a Leicester da Joseph Rockley Merrick e Mary Jane Potterton, ebbe un fratello ed una sorella (William Arthur e Marion Eliza) entrambi più giovani di lui. Iniziò a mostrare segni di deformità all’età di due anni (o, secondo un servizio della BBC, a cinque anni). Il corpo di Merrick era interamente e grottescamente deformato dalla malattia, esclusi i genitali ed il braccio sinistro. Quando era piccolo subì anche una brutta caduta e si ruppe la gamba sinistra: la famiglia, essendo povera, non poté pagare le cure mediche, così Joseph dovette rassegnarsi a vivere con la gamba storpia non solo per effetto della malattia, ma anche per la frattura mai risanatasi. Sua madre, Mary Jane, morì quando aveva 11 anni e, secondo i ricordi della famiglia, era anche lei zoppa. Joseph, rimasto orfano, fu costretto a vivere con il padre, Joseph, e la matrigna; ma la donna, padrona della casa e con figli propri, non gradiva la presenza del ragazzo deforme e impose al marito una drastica decisione: "prendi una decisione: o Joseph, o me".

Cacciato di casa, il ragazzo riuscì a sopravvivere vendendo lucido da scarpe in strada, dove era costantemente infastidito dai bambini del vicinato che lo seguivano facendosi beffe delle sue malformazioni. Per la maggior parte della gioventù fu disoccupato, trovò infine lavoro come fenomeno da baraccone. Venne trattato decentemente e riuscì ad accumulare una piccola somma di denaro. Quando nel 1886 i freak show furono dichiarati fuori legge nel Regno Unito, si trasferì in Belgio in cerca di un’occupazione simile ma, sfortunatamente, venne maltrattato e in seguito abbandonato dal presentatore del suo spettacolo.

Dopo aver fatto ritorno a Londra, fece amicizia con il dottor Frederick Treves, che aveva conosciuto alla stazione ferroviaria mentre era affetto da una grave infezione bronchiale. Treves, medico dell’ospedale di Whitechapel, divenuto in seguito Royal London Hospital, procurò a Joseph un letto permanente inospedale e fu, probabilmente, l’unica persona che il giovane ebbe la ventura di conoscere, capace di offrirgli un concreto affetto. Merrick, dopo quella sistemazione, visse gli anni più sereni della sua vita fino a divenire una sorta di celebrità presso l’alta società vittoriana e addirittura un favorito della regina Vittoria.

Il dottor Treves testimoniò, in seguito, che Joseph desiderò sempre, anche dopo essersi stabilito nel Royal London Hospital, di trasferirsi in un istituto per ciechi: sperava in questo modo di trovare una donna che non fosse spaventata dal suo aspetto.

L’infelice cercò sollievo nella scrittura, con componimenti sia in prosa che in poesia e venne curato all’ospedale fino alla morte avvenuta l’11 aprile 1890 all’età di 27 anni. Morì a causa di un soffocamento, apparentemente accidentale, durante il sonno. Merrick era impossibilitato a dormire orizzontalmente a causa del peso della testa, e quindi era costretto a giacere seduto con la schiena sorretta. La notte del decesso potrebbe aver tentato, intenzionalmente, di dormire disteso cercando di imitare un comportamento normale: riposare nella stessa posizione usata dalle persone care a lui più vicine (come suggerisce il film di David Lynch).

Lo scheletro di Merrick è custodito per fini scientifici nel London Royal Hospital.

La sua storia divenne la base dell’opera teatrale The Elephant Man, vincitrice nel 1979 di un premio Tony Award e, l’anno seguente, del film di Lynch già citato.

La malattia di Merrick

Joseph Merrick a torso nudo, 1889

« Gli uomini hanno paura di ciò che non capiscono… »

Joseph Merrick

Nel 1971 Ashley Montagu ipotizzò che Merrick soffrisse di neurofibromatosi, un’anomalia genetica nota anche come morbo di von Recklinghausen. Ancora oggi, nell’immaginario collettivo, la malattia è associata al suo nome.

Nel 1979 Michael Cohen identificò per primo uno stato morboso che, nel 1983, fu chiamato da Rudolf Wiedemann sindrome di Proteo. Nel 1986 venne dimostrato che quella era la malattia di cui soffriva Joseph.

A differenza della neurofibromatosi, questa sindrome (che prende il nome dal dio Proteo, capace in ogni momento di mutare forma) non colpisce i nervi, ed è sporadica piuttosto che ereditaria.

Nel luglio 2003, la dottoressa Charis Eng annunciò, come risultato di test eseguiti su campioni di DNA prelevati da ossa e capelli di Merrick, che egli soffrì certamente di tale sindrome e che avrebbe potuto avere anche la neurofibromatosi del tipo I. Il suo gene PTEN, che nella sindrome è spesso mutato, appare normale.

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Merrick


“The Elephant Man” (by David Lynch)

« È vero, il mio aspetto è strano. Ma biasimare me, significa biasimare Dio. Se potessi creare un nuovo me, non farei l’errore di compiacervi. Se potessi arrivare da un polo all’altro o afferrare l’oceano con un palmo, sarei giudicato dall’anima: la mente è la misura dell’uomo. »

Joseph Merrick

« Mai, oh mai, niente morirà mai.
L’acqua scorre, il vento soffia, la nuvola fugge, il cuore batte… Niente muore! »

La madre di J. Merrick, nel film “The Elephant Man”


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