Spiritualità

Marte Alchemico – Confronti tra Marte in Alchimia ed Astrologia Umanistica

di Francesca Piombo

“Non di forza e di potenza c’è bisogno, ma il primo per conoscenza sarà Re”
Eschilo (Prometeo Incatenato)


Tra i vari archetipi che incontriamo nel viaggio alchemico di trasmutazione dei metalli vili in oro, un particolare significato assume Marte non solo nell’ultima fase del processo di trasformazione dei metalli vili in oro, lo stadio dell’Opera al Rosso, la Rubedo, ma in tutto il percorso simbolico in qualità di fuoco purificatore, capace di trasformare gli istinti e i sentimenti irredenti in energia creativa che è presupposto indispensabile per arrivare alla realizzazione della coscienza spirituale.

Nella Rubedo in particolar modo, la “coscienza di sé” venusiana, principio femminile d’amore (Eros) incontrandosi con Marte, principio maschile di forza e volontà (Logos), diventa “coscienza di relazione”, trasformando ed elevando la libido, l’energia psichica che spinge l’Io, metallo vile a ricongiungersi col Sé, oro vivente, la “terza materia”, la Pietra Filosofale.

Ciò significa anche che nulla potrebbe la Venere dell’Albedo se non ci fosse il contributo indispensabile e conclusivo del Marte della Rubedo, in quella fase chiamata “ignificazione della luce astrale”, dove il pianeta non solo assume il simbolo di principio maschile che si deve incontrare con quello femminile, ma anche di forza ignea di de-materializzazione, un fuoco sacro la cui sapiente utilizzazione accompagnava passo dopo passo l’intera Opera alchemica, fino alla trasformazione finale.

clip_image004Infatti, il fuoco interveniva sulla “prima materia” sia nel processo di dissolvimento graduale del metallo, sia in quello di coagulazione e composizione di una nuova forma, grazie al sapiente uso della fiamma che l’alchimista controllava, dosandone la forza sotto il crogiolo. Il fuoco, infatti, doveva essere sapientemente calibrato e attentamente seguito a che non si verificassero picchi di calore, né all’opposto, lo spegnimento, pena il fallimento dell’intera Opera.

Di primaria importanza quindi il ruolo di Marte nell’Opera alchemica, associato sia al ferro, come metallo proveniente direttamente dalle stelle (sider), che al fuoco, per il suo fondamentale ruolo di agente purificatore, nonché principio spirituale per permettere alla Pietra di rivelarsi.

La calcinatio alchemica

In chimica, la calcinazione consiste nel portare un solido a temperature molto elevate per farne uscire la parte liquida che in tal modo volatilizza, lasciando come risultato una polvere secca simile a cenere.

La calce viva è un esempio calzante di calcinazione: si riscalda la roccia calcarea (CaCO3) o la calce spenta (CaOH2) per arrivare alla calce viva (CaO), chiamata così perché, aggiungendovi acqua, si sprigiona calore.

Ecco perché, secondo gli alchimisti, la calce era equiparata al fuoco. Leggiamo nel Rosarium philosophorum, un testo alchemico del XIII secolo: “Calcinazione significa riduzione sotto forma di cenere bianca o terra o calce bianca per mezzo dello spirito dell’operazione, la quale riduzione avviene per mezzo del nostro fuoco”.

Secondo il pensiero junghiano, il fuoco simboleggia la libido, l’energia psichica che si genera quando emozioni discordanti o paradossali generano sofferenza e frustrazione all’interno della psiche ed il conseguente bisogno di trascenderle, riunificando gli opposti.

Il fuoco della libido quindi è un fuoco sacro perché, mentre brucia ed alimenta i sentimenti inferiori e i desideri istintuali, contemporaneamente spinge la psiche verso la loro purificazione, così come dalla calce viva si ottiene l’alchemica “terra bianca fogliata”, promuovendo il passaggio dalla Nigredo all’Albedo.

Marte in Astrologia Umanistica

Ares, il dio greco della guerra, è l’archetipo per eccellenza della forza fisica, che evolve e si trasforma gradualmente nel modello più maturo e completo del Marte latino. Infatti, così come l’Ares greco era venerato come un dio invincibile perché dotato di una forza quasi bruta, mai domata dalla ragione;clip_image006 era un simbolo di furia che si faceva cieca e che lo trascinava in ogni battaglia con lo scopo di “lottare e basta”, per rispondere a un affronto o per un semplice bisogno di primato, alla lotta superiore e salvifica si associa invece il Marte latino che, se pur sempre divinità guerriera, era onorato dagli antichi romani come la massima divinità dell’Olimpo, perché non solo valente guerriero, ma anche dio della natura e della fertilità.

È così che nel Marte latino l’archetipo mitico del dio della guerra si affina e per così dire si spiritualizza nell’intento delle scelte, che verranno orientate a lottare principalmente per cause giuste e superiori, più che per un utile solo personale, o per antagonismo, o semplice desiderio di vittoria sull’altro.

Potremmo anche associare il Marte latino alla figura del Samurai del Giappone feudale, che affianca alla forza fisica del guerriero Ninja, archetipo avvicinabile all’Ares greco, la capacità d’essere leale con il nemico, senza strategie ambigue o colpi bassi, secondo un’etica superiore che lo stesso termine “samurai” significa: mettersi al servizio.

Secondo questo modello, l’uomo è forte non solo perché naturalmente dotato dalla natura di forza fisica, ma perché “si sente forte” di un’energia interna, mai scissa dalla volontà di operare dopo aver illuminato i suoi intenti, coscienti ed inconsci.

Lo stesso percorso evolutivo colto dal mito si ritrova anche nell’astrologia umanistica che si rifà direttamente al percorso d’individuazione junghiano e alla necessità di ricomporre gli opposti che scindono la psiche.

Il Marte astrologico, pianeta maschile di Fuoco, Signore dell’Ariete e dello Scorpione, simboleggia l’energia che fluisce dal dentro al fuori.

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È quindi un archetipo strettamente collegato all’azione, all’attacco e all’affermazione, al coraggio e alla determinazione, alla sessualità, all’impulso vitale stesso e il suo viaggio nei segni di Fuoco illustra pienamente il passaggio simbolico che l’individuo dovrà fare per raggiungere uno stadio conclusivo di completezza, in cui la forza fisica non potrà avere alcun valore se non affiancata dalla forza morale, dalla capacità di lottare per i propri ideali con etica e senso del limite, perché si saranno illuminati anche gli obiettivi inconsci, lasciando andare ciò che non può aggiungere nulla all’emancipazione e soddisfazione personale, ma soprattutto al progetto spirituale che l’anima porta con sé.

Non a caso, il simbolo marziano è anche messo in relazione alla nobilitazione della forza fisica attraverso lo sport. Il sentimento d’unione e di superamento delle diversità, l’amore per la competizione che ha sempre presente il riconoscimento del limite, della giustizia e del merito, la capacità di rinunciare alla gloria personale se si persegue un risultato collettivo, sono strettamente collegati all’espressione più nobile del simbolo marziano, alla capacità di guardare all’avversario con rispetto e dignità perché l’intento finale non è mai circoscritto alle soddisfazioni dell’Ego ma al riconoscimento che lo strumento sportivo sia soprattutto un mezzo d’elevazione dello spirito e dell’anima.

Il coraggio dell’archetipo marziano compiuto, da “cor, cordis”, cuore, non è mai velleitario o inconsapevole di ciò che giace nell’inconscio, ma strettamente collegato alla presa in carico, nel bene e nel male, delle scelte fatte.

Se la scelta in astrologia umanistica infatti è legata a Venere, pianeta femminile che orienta la scala di valori e stella polare per tracciare la rotta, Marte è l’azione diretta per conquistare la meta, è la capacità di interrogarsi per cosa e per chi si stia lottando, se per rispondere a schemi collettivi e modelli convenzionali, o per i valori personali suggeriti da Venere e dal cuore.

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Segni e Sedi del Marte astrologico

Queste fasi di perfezionamento e conquista interiore sono ben simboleggiate dalle tre sedi astrologiche del pianeta, il primo che incontriamo dopo la nascita, messa in relazione col segno dell’Ariete, che dà il via all’intero viaggio zodiacale; è infatti Marte che spinge l’individuo alla lotta, a portare avanti la sua volontà e a difendersi quando sia messa a rischio la sua incolumità. Marte è simbolo del sangue che scorre nelle vene, della vita stessa che ci sprona ad agire e, proprio grazie al suo significato originario di “azione”, assume coloriture specifiche nei tre Segni di Fuoco, che possono essere associate al processo di fusione con l’antimonio che si praticava in alchimia: è fuoco primordiale in Ariete, simbolo dell’impulso all’azione e istinto di sopravvivenza (la miccia); è fuoco in pienezza in Leone, simbolo dell’azione affinata dalla forza interiore (la fiamma) e fuoco dello Spirito in Sagittario, dove l’azione si fa prospettica e lungimirante, perché sono stati integrati il valore della rinuncia e quello dell’attesa (i carboni sotto la cenere).

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Allo stesso modo, fondamentali sono le Sedi in cui Marte fa sentire la sua azione evolutiva: infatti nasce in Ariete come simbolo d’impulso cieco ed irrazionale, si affina nel Segno dello Scorpione dove è spronato a confrontarsi con la propria umanità e si compie nel Segno del Capricorno, simbolo della forza interiore raggiunta ed ultima tappa del viaggio marziano.

Per arrivare a questo stadio, equiparato a quello finale della Rubedo, l’archetipo deve attraversare proprio la fase della citrinitas, in astrologia messa in relazione al passaggio dall’Acqua profonda dello Scorpione al Fuoco che arde sotto la cenere del Sagittario, il segno che precede l’esaltazione del viaggio marziano, il Capricorno.

Scrive Patricia Yahil in “The Alchemical Engravings of Mylius” (Le incisioni alchemiche di J. Daniel Mylius): “Il fermento di quest’acqua divina è cenere, che è il fermento dei fermenti”.

In astrologia è questo il passaggio “chiave” che permette di accedere agli stadi superiori: dal Capricorno all’Acquario, fino all’ultimo segno dei Pesci, che chiude l’intero viaggio astrologico.

L’ultimo segno di Fuoco si compie quando l’acqua dello Scorpione, resa torbida dai sentimenti inferiori ancora irredenti, si prosciuga e si consolida nella “coagulatio”, così come la cenere dà vita al corpo redento e spiritualizzato.

L’esaltazione di Marte nel segno di Terra del Capricorno conferma l’importanza di seguire passo dopo passo ciò che i tre segni di Fuoco stanno a significare: il Capricorno, segno di Saturno e Urano, è il pianeta preposto ad illuminare le verità interiori, a far sì che l’interno coincida con l’esterno; è grazie a Saturno/Lapis e al suo ricondurci alla nostra essenza specifica e peculiare che possiamo anche prenderci la responsabilità delle scelte fatte, così come indicate da Venere/Albedo ed affidate, per la loro realizzazione, a Marte/Rubedo.

Così come il fuoco risultava essere la componente più importante nel processo alchemico per pervenire allo stadio finale della Rubedo, anche nell’astrologia umanistica il Fuoco di Marte arde e forgia l’anima, la tempra e la rafforza nelle prove, la incoraggia e la guida nella conquista, la purifica e sacralizza le sue scelte fino al traguardo finale che sprigiona lo Spirito.

“La pietra filosofale” di Lambsprinck

Per spiegare le molte analogie che potrebbero esserci tra il Marte alchemico e quello astrologico, in pasi possono osservare alcune stampe che fanno parte del libro dell’alchimista Lambsprinck, “La pietra filosofale”, pubblicato diverse volte tra la metà del ‘600 e gli inizi del ‘700.

Le stampe sono riportate ed interpretate da Jeffrey Raff, discepolo di Jung, nel suo libro “Jung e l’immaginario alchemico”, dove l’Autore collega le esperienze immaginative degli alchimisti al percorso di individuazione junghiano, ma anche alla forza spirituale di questo percorso, specchio della tensione innata dell’animo umano verso il Divino.

Sappiamo infatti come gli alchimisti fossero fortemente convinti dell’importanza del simbolo e del ruolo immaginativo come guida nella realizzazione dell’intera Opera ed è per questo che si servivano di dipinti, raffigurazioni, stampe che loro definivano “emblemi” e che potevano fornire una guida, una mappa dove ritrovare i passi fondamentali dell’Opera e quindi, nella loro intenzione di elevazione della coscienza, accompagnare la nascita dell’uomo spirituale.

Primo emblema: il viaggio nell’inconscio

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Il primo emblema che fa parte di una teoria di 15 stampe, richiama immediatamente non tanto la prima sede di Marte, l’Ariete, primo Segno del viaggio zodiacale, ma l’ultimo, quello dei Pesci, che l’astrologia umanistica junghiana collega all’inconscio collettivo, perché il viaggio di individuazione è soprattutto un viaggio di differenziazione dai valori collettivi, coscienti ed inconsci, che possono condizionare ma anche promuovere, nel loro superamento, lo sviluppo del Sé.

La stampa ci illustra una scena marina in cui sono raffigurati in primo piano due pesci che nuotano in direzione opposta, così come nel glifo del Segno, in uno specchio d’acqua su cui si affacciano una città sulla destra ed un bosco sulla sinistra, mentre una nave solca le acque al centro della stampa.

Anche Jung si concentrò sul significato dei Pesci astrologici; in “Aion”, “The Historical Significance of the Fish” scrive: “Il segno ha a che fare con la tensione fra gli opposti e la necessità di trovare un giusto mezzo per riunirli”.

In astrologia, il Segno d’Acqua che fronteggia quello di Terra della Vergine, mette l’accento sulla possibilità di ricomporre le spinte polari di queste due energie, emotiva quella d’Acqua e razionale quella di Terra, così come un filo impercettibile mantiene uniti i due pesci, se pur spinti in direzioni contrarie.

Il primo emblema quindi, è posto in relazione all’inizio dell’Opera alchemica, in cui la mente conscia simboleggiata da un pesce e quella inconscia dall’altro si dovranno riunire in una totalità onnicomprensiva, così come si dovranno collegare anche le altre duplicità presenti nella stampa. Infatti, per gli alchimisti, “il contenitore” doveva diventare “contenuto”, mentre nell’immagine della foresta su di un lato, simbolo dell’inconscio e della città sull’altro, simbolo della mente conscia, non c’è ancora contatto.

La barca tra le acque rappresenta l’Io che inizia il suo viaggio d’individuazione in un contesto in cui non c’è ancora la consapevolezza del Sé, ma nemmeno l’identificazione con uno dei due poli. L’unico modo quindi per accedere all’inconscio e trovare una possibilità di scambio con lui è riconoscerne l’esistenza, non identificandosi soltanto con la mente conscia razionale.

Ma anche il Sé cerca la ricongiunzione con l’Io perché sa che solo il lavoro cosciente, paziente ed accurato dell’Io può permettere la sua trasformazione da “Sé latente” e cioè sopito ed involuto in “Sé manifesto”, è per questo che ha bisogno dell’energia psichica degli opposti, che devono essere innanzitutto riconosciuti e quindi separati per permettere all’Io e al Sé di riunirsi in una categoria superiore dell’essere.

Il viaggio nel mare dell’inconscio quindi, è possibile ed affrontabile dalla barca/Io, solo nel caso si abbia la volontà di collocarsi nel mezzo, aprendosi alla conoscenza anche di ciò che spaventa perché ignoto, così come si può temere un bosco fitto ed oscuro perché non lo si conosce, ma si intuisce che porterà all’unica via possibile, una via di libertà e verità.

Secondo emblema: L’azione dell’Io. Marte in Ariete, Marte in Leone.

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Il secondo emblema rappresenta una scena in cui un guerriero sguaina la spada per difendersi ed abbattere un drago che lo sta minacciando: è l’Io che si è spostato nell’inconscio e cerca di fronteggiarlo e il guerriero che dovrà battersi con lui ha tutte le caratteristiche del Marte in Ariete, coraggioso ed imprudente nello slancio in avanti, anche se attrezzato di scudo, spada, elmo e corazza.

In astrologia il cavaliere/Io diventa il guerriero intrepido e coraggioso del Marte in Ariete, ma forse anche simbolo del passaggio dallo stato istintivo dell’essere marziano verso quello più riflessivo e consapevole del Marte in Leone, dove il guerriero diventa l’eroe, disposto ad affrontare il nemico con quella naturalezza e coscienza dei propri potenziali che distingue il Marte in Leone quando si compie. Se infatti Marte in Ariete è soprattutto istintivo perché deve dare il via al processo vitale, il Marte in Leone aggiunge al coraggio qualità di determinazione e di metodo, è il principio di Logos del Sole, dove lo scontro con l’avversario non è più solo dettato da una reazione all’altro, ma dalla capacità di scegliere razionalmente ed individuare le mosse giuste che permetteranno la vittoria, compresa l’accettazione di possibili sconfitte sulla via o la revisione di interpretazioni e convincimenti esclusivamente personali.

La stessa spada che il cavaliere sguaina con fare minaccioso contro il drago assume il valore di “acutezza della mente” che riesce ad affrontare il caotico mondo dell’inconscio grazie alla saldezza interiore ed al discernimento razionale; qui l’inconscio ed il Sé latente hanno bisogno della forza razionale della mente, della sua capacità di discriminare e spezzettare i vari contenuti psichici, sciogliendoli, per permettere loro di ricomporsi in una forma nuova, non separata e totalmente integrata (solve et coagula).

Ma si potrebbe trovare anche un’altra lettura in questo bellissimo emblema: il cavaliere indossa elmo e corazza, è equipaggiato di tutto punto forse per simboleggiare le difese che la mente conscia deve mettere alle irruzioni dell’inconscio come prima reazione al contatto. Il terrore di essere sopraffatto da queste forze, caotiche ed irrazionali deve essere compreso e mai sottovalutato dall’Io, che deve anche evitare di barricarsi dietro un eccesso di difesa, di organizzare strategie razionali per impedire l’incontro, quando solo dall’incontro tra conscio e inconscio è possibile la trasformazione ed il raggiungimento della completezza.

Non è un passaggio facile questo per l’Io, perché prevede anche una spoliazione e cioè la perdita di tutte quelle barriere mentali ed argomentazioni logiche che la ragione mette a difesa dell’immagine che l’Io ha di sé e che devono essere abbandonate o ridimensionate per permettere l’integrazione.

Solo così, nell’attimo in cui il drago-inconscio muore o si arrende alla coscienza, è l’Io stesso che fa morire una parte dell’identità precedente perché possa avvenire la nascita di uno stadio superiore dell’essere.

È per questo che il drago rappresenta sia l’inizio della “prima materia”, sia la possibilità del suo compimento, “la terza materia”, in cui il Sé latente si è trasformato in Sé manifesto.

Quinto emblema: La morte dell’Io, Marte in Scorpione.

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Il quinto emblema ci presenta una scena violenta, dove due animali, maschio e femmina, si stanno aggredendo per uccidersi e vincere l’uno sull’altro.

Si tratta del simbolo della lotta tra gli opposti, rappresentata come un’esperienza di violenza e smembramento, di sangue e morte.

Ma che il percorso stia avvenendo così come è giusto che avvenga è espresso dall’immagine del ponte che compare sullo sfondo della stampa, che sancisce l’avvenuta unione tra i due mondi, non più divisi ma in contatto, anche se non ancora integrati.

Marte in Scorpione trova, a mio avviso, in questo emblema tutta la forza e la potenza dell’archetipo che rappresenta: è il Fuoco vulcanico che trova appoggio nell’Acqua profonda di Plutone e si allea con la Terra di Mercurio che, in qualità di Psicopompo, agisce da ponte per permettere alla coscienza l’incontro con l’inconscio, la difende dalle irruzioni caotiche ed irrazionali e le dà quell’appoggio lucido e discriminatorio dell’energia di Terra, quando è necessario che Fuoco ed Acqua entrino in contatto, senza che l’uno prevarichi l’altro e lo metta a tacere.

Decimo emblema: rinascita dell’Io, Marte in Sagittario.

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Il decimo emblema ci presenta una salamandra spinta nel fuoco da una figura maschile, così come maschile è il Segno del Sagittario, retto da Giove e Nettuno.

La salamandra è il simbolo delle ceneri vive del Marte in Sagittario, l’ultimo che chiude il viaggio dei tre segni di Fuoco.

È qui che l’energia di Fuoco, dopo essersi incontrata con l’Acqua del Segno precedente, si è spiritualizzata, toccando l’Eterno.

La salamandra, pur bruciando, non si consuma, ma anzi dal fuoco è alimentata; è per questo che in astrologia simboleggia la fase liberatoria che decreta il passaggio dall’ottavo al nono settore dell’Oroscopo, dalla paura al vero coraggio, dalla fine alla rinascita, dopo che si siano stati elaborati nella sede Scorpione i desideri e gli istinti primari dell’Ego, perché non si è avuto timore di riconoscerli e confessarli.

Jung ci riporta nel suo “Studi sull’alchimia” quanto scrive un anonimo alchimista”: “La nostra Pietra è nel fuoco astrale, che simpatizza col fuoco naturale e, come la salamandra, nel fuoco naturale nasce, si nutre e cresce”.

Si tratta quindi di uno stadio che precede la terza coniuncio, dove il contatto col fuoco vivifica e non distrugge, così come il Fuoco del Sagittario orienta e spinge la freccia del Centauro verso conquiste spirituali, possibili solo dopo essersi incontrati con la materia e l’umanità della fase Scorpione.

Nono emblema: la padronanza del Sé. Marte in Capricorno.

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L’emblema n° 9 ci presenta un re, seduto sul trono, all’interno di un tempietto, con un globo nella mano destra ed uno scettro in quella sinistra, una figura che può evocare il Marte che si compie: il Marte in Capricorno, Signore del decimo settore dell’oroscopo.

La figura è in posa ieratica e poggia i suoi piedi sul drago, ormai domato e non più temibile, mentre sul trono è presente anche un pesce, perché dal simbolo dei due pesci era iniziato il viaggio alchemico, che si è ora compiuto con la “coniunctio oppositorum”.

Sullo sfondo, non c’è più traccia del bosco, ma di case ben organizzate, collegate da un ponte, simbolo riconfermato della ricongiunzione avvenuta tra conscio e inconscio, che ormai possono essere gestiti ed amministrati dall’Io perché si è incontrato col Sé.

Per salire al trono, sette i gradini che ricordano i sette stadi dell’Opera alchemica, i sette metalli e i sette pianeti fino a Saturno, tempo lineare che ci invita ad usare al meglio l’esperienza di vita, anche se la ruota che si vede sul trono può rimandare al tempo ciclico delle religioni orientali.

L’autorevolezza, il buon governo, la saggezza e la padronanza delle proprie emozioni che è facile attribuire a questa figura regale e spirituale, non possono che parlarci del Marte in Capricorno che chiude il viaggio evolutivo di questo pianeta, nella Casa di Saturno, il finitore di ogni cosa.

Il re è la stessa Pietra Filosofale che, dopo aver attraversato le tappe della purificazione e sublimazione, è simbolo dell’avvenuta trasformazione, del nuovo stato dell’essere: è il Tempio di Dio.

Allo stesso modo, il Marte che si compie in Capricorno ha visto nobilitarsi via via tutti i passaggi astrologici che lo vedono nascere nel Segno dell’Ariete, col suo bisogno imperioso d’individuazione; passare attraverso la fine di tutto quanto non può essere utilizzato e trasformato nel Segno dello Scorpione per approdare, grazie alla freccia del Sagittario alla sua esaltazione nel Segno di Saturno ed Urano, dove si rivela la Verità interiore.

Chi abbia la fortuna di riflettere sulla sacralità del simbolo marziano, purificandolo della parte più materiale che spinge soltanto alla lotta e alla sopraffazione, può allo stesso modo discernere, attraverso la visione interna suggerita dallo Spirito, quando valga la pena combattere e quando no; quando sia giusto lottare e quando ritrarsi dalla battaglia. Questo perchè ha imparato ad essere diretto nelle azioni che non scaturiranno più da una re-azione all’altro o da sterili strategie di difesa, né a produrre un effetto per ampliare il senso di sé, ma da un intimo convincimento di operare nel rispetto di ciò che gli suggeriscono non soltanto la testa e l’impulso, ma soprattutto lo Spirito ed il cuore. In particolar modo ha imparato che i “nemici esterni” contro cui pensa di dover combattere, non sono altro che il riflesso della sua volontà di “combattere se stesso”, le sue fragilità, le sue manchevolezze, le sue incompiutezze.

Scrive Aldo Carotenuto nel suo “Integrazione della personalità”: “L’antagonista rappresenta ciò che neghiamo di essere e tuttavia in parte siamo. Ciò spiega il rapporto forte e conflittuale che viene ad instaurarsi con tale figura: in lui possiamo proiettare ciò che non riusciamo ad accettare come parte di noi, in quanto in stridente contraddizione con l’immagine esibita ed accettata di noi stessi”.

Il viaggio marziano e l’intero viaggio astrologico, così importanti in questo periodo in cui il pianeta Marte si congiunge al Nodo Nord della Luna e quindi chiede all’umanità intera di elaborare queste tematiche e riflettere sul loro significato, invitano a riconoscere che solo la conoscenza completa della propria interezza può permettere all’individuo la nascita dell’ “homo novus” che è vivo dentro di lui, un individuo redento, sanato e purificato e che può finalmente contattare il suo fuoco creativo, la scintilla divina che vibra dentro di lui e che aspetta soltanto di essere accesa.

di Francesca Piombo


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Bibliografia

Jung, C. G., Ricordi, sogni, riflessioni, BUR, 1998
Jung C. G., Wilhelm R.: Il segreto del fiore d’oro, Bollati Boringhieri, 2001
Jung C.G., Psicologia ed Alchimia, Bollati Boringhieri, 2006
Jung C.G, OPERE, vol. IX.2, Bollati Boringhieri, 2005
AION. Ricerche sul simbolismo del Sé. Prima edizione in lingua tedesca 1951.
Edinger E.F. Anatomia della psiche, Vivarium, 2008
Raff J., Jung e l’immaginario alchemico, Edizioni Mediterranee, 2008
Lambsprinck, La pietra filosofale, Edizioni Mediterranee, 1984
Yahil P., The Alchemical Engravings of Mylius, Magnum Opus ermetici Sourceworks, 1984
A. Carotenuto, Integrazione della personalità, Bompiani, Milano, 2007


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