Scienza

La teoria delle “brane” (membrane)

di Antonio Bruno

Il futuro della conoscenza, che cambierà radicalmente il nostro concetto di realtà, non sarà che una sostanziale riconquista dei postulati sapienziali antichi, formulati da saggi uomini di intuizione che possiamo chiamare “iniziati”, “sapienti”, “sciamani”, “magi” o come preferite, visto che sono vissuti praticamente in ogni continente.

Parlo di conoscenze basilari, ovvero di struttura del tutto; e poiché in occidente oggi il sapere è delegato alla scienza positivista, sarà essa a doversi assumere l’onerosa eredità.
Del resto, i postulati iniziatici facevano parte più del campo della filosofia, sia pure trascendentale; se entriamo nella scienza intesa come progresso di nozioni acquisite e verificate, possiamo al massimo confrontare quegli antichi pensieri filosofici con le teorie più ardite e vedere se e dove esistono convergenze.
Prendiamo, ad esempio, la Fisica: sarà questo ramo della scienza a doversi sobbarcare il compito più arduo e, a dire il vero, non è che finora se ne sia stata con le mani in mano.
È nientemeno che dal primo decennio del XX secolo che arditi studiosi formularono quella che, con il passare dei decenni, si sarebbe delineata come la “Teoria delle Stringhe”, che tanto scalpore fece negli anni ’80. Fu proprio Teodor Caluso, un fisico non molto popolare, che suggerì ad Einstein l’idea delle “stringhe vibranti” e che, dopo aver aspettato non poco tempo, vide la sua idea presa in considerazione ed avvallata dal grande scienziato.
Dagli anni ’80, come ho detto, la Teoria delle Stringhe ha messo letteralmente a soqquadro il mondo della fisica, delineando i primi contorni di un concetto che poi, tra illusioni, discussioni, disillusioni e nuove formulazioni, porterà la Fisica Quantistica all’idea dei multi-universi, delle stringhe aperte e non solo circolari, delle “brane dimensionali”, per cui noi saremmo solo su “uno” dei tanti universi affiancati e concomitanti del multiuniverso.
Si tratta di teorizzazioni, certo, tanto è vero che a causa della non dimostrabilità sperimentale della Teoria delle Stringhe – poi evolutasi in Teoria “M” che cerca un modello unico per spiegare il tutto – la Fisica ufficiale non le considera tuttora come parte di sé ma solo come linee teoriche, per molti addirittura scomode.
Se è vero come è vero che uno studente su dieci, oggi, sceglie di continuare e sviluppare lo studio della Teoria delle Stringhe, abbiamo fiducia nella possibilità che sia proprio da essa – evolutasi come dicevo nel concetto di Teoria “M” – che esca finalmente quel quadro essenziale del Tutto che ci colloca al giusto posto negli universi, i quali non sarebbero che campi d’azione per “energie vibratorie”, ovvero stringhe aperte e circolari di energia che determinano le innumerevoli conformazioni dell’esistente.
Ma c’è di più.
Se, come personalmente credo, noi non siamo che uno dei tanti universi adiacenti, la Teoria “M” evolutasi da quella delle Stringhe potrebbe fornirci due nuove, straordinarie conquiste del sapere. La prima è la teorica possibilità che gli universi possano comunicare fra loro.
Domandiamoci: quale sarebbe il mezzo con il quale ciò può essere possibile?
Onde radio? Poteri paranormali…? Le prime potrebbero non essere nemmeno concepibili in universi con parametri e fisiche del tutto diversi dai nostri; i secondi, se hanno questo potere, non possono ancora essere presi in considerazione da una scienza il cui metodo sperimentale richiede riproducibilità.
Allora cosa resta?
Dobbiamo ricorrere nuovamente alle teorie dei fisici quantistici.
Resta… “G”, ovvero la Forza di Gravità che, se apparentemente sembra tanto debole, in realtà potrebbe essere così forte da “scivolare” letteralmente di dimensione in dimensione, da universo a universo. Forse, ipotizzano alcuni fisici, sarà proprio attraverso la forza gravitazionale che si potrà comunicare con altri universi.
Resta da capire come.
La seconda possibile conquista rivoluzionaria del nostro sapere è una sostanziale revisione del concetto di Big-Bang. La gente è abituata a pensare ad una grande esplosione che ha generato il tutto dal nulla.
Se, invece, il nulla non fosse mai esistito?
Se esistessero da un “sempre” che forse resterà per sempre (scusate il gioco di parole) al di fuori della nostra portata comprensiva, ALTRI UNIVERSI i quali, in quanto “BRANE”, membrane in perenne vibrazione, entrando in fluttuazione e collisione fra essi generano continui “big-bang”?
Questa non è fantascienza; è Fisica Teorica, qualcosa che sta prendendo sempre più piede fra gli scienziati e da cui, ne sono sicuro, scaturirà finalmente la COMPRENSIONE GLOBALE del Tutto.
Certo, dovremo rassegnarci a mandare in pensione l’antropocentrismo e la scienza materialistica basata sulle quattro dimensioni finora conosciute, ma a me sembra un prezzo che possiamo e dobbiamo pagare per mettere parzialmente fine al vuoto pieno di mistero che ci circonda.

Antonio Bruno

Fonte: edicolaweb.net

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