Spiritualità

L’Alchimia e l’ormone Melatonina

di Mike Plato

“Non cercare all’esterno ciò di cui hai bisogno, finché non hai fatto uso di tutto te stesso.”Gerard Dorn

Il sacrificio al modo di Melkizedek, necessario per la rigenerazione dell’elemento divino nell’uomo, è incomprensibile se non si attribuisce un ruolo primario alla scienza delle scienze, la vera quintessenza della Tradizione Primordiale e del cammino ermetico: l’Alchimia. Molti di voi avranno tentato di leggere testi alchemici, incomprensibili, se non volutamente fuorvianti, per coloro che non hanno le chiavi utili.

È mia intenzione descrivere un aspetto invisibile ma strategico dell’opera alchimica, il mezzo chimico-mentale essenziale per trasmutare il piombo (materia grezza) in oro (spirito), e svelare, per quanto mi consente la coscienza, qualche piccolo segreto, mettendovi in condizione di poter leggere il senso alchemico di molte sacre scritture. Albert Einstein enunciò un principio più che alchemico quando scoprì la relazione tra massa ed energia con la formula “E=Mc2”, una verità nota ai Grandi Vulcani di un tempo, i fabbri di Mesopotamia.  Era già noto agli antichi che la materia sia luce intrappolata e degradata a vibrazioni più basse, e che solo un processo alchimico di aumento della temperatura e accelerazione vibrazionale poteva permettere alla luce di liberarsi da quella condizione di irrigidimento, sia dentro che fuori di noi. L’alchimista Bernardo Trevisano fu il primo ad affermare, nella sua Filosofia dei Metalli, che il grande iniziatore dell’arte alchemica fu “Thot-Ermete Trismegisto”, il Supremo Signore del Tre, ovvero Signore dei Tre Mondi della materia: minerale, vegetale, animale. Anche in forza di ciò Thot-Ermete è il Re del Mondo, ovvero Melkizedek, l’invincibile signore del Mondo Interiore, il Regno di Dio in noi. E’ per questo che la Tradizione lo tramanda come il “Re del Mondo Sotterraneo” o “Signore degli Abissi” (Plutone o Poseidone che sia). Hermes-Melkizedek è chiamato Padre avendo donato all’umanità l’arte della trasmutazione, codificata nelle famose “Tavole di Smeraldo” comprensive dei dodici comandamenti alchemici. Si diceva che chiunque avesse avuto questa Scienza sarebbe diventato suo figlio. Infatti ancor’oggi gli alchimisti vengono definiti “Figli di Ermete” o “Figli di Prometeo” proprio colui che donò il fuoco alchemico agli uomini. Pauwel e Bergier, ne Il Mattino dei Maghi, affermano: «E così diciamo subito il nostro intimo pensiero: l’alchimia secondo noi potrebbe essere uno dei più importanti residui di una scienza, di una tecnica e di una filosofia appartenenti ad una civiltà sepolta. Ciò che abbiamo scoperto dell’Alchimia, alla luce del sapere contemporaneo, non ci induce a credere che una tecnica così sottile, complicata e precisa, abbia potuto essere il prodotto di una rivelazione divina calata dal cielo… E neppure crediamo che la tecnica alchimistica abbia potuto svilupparsi per tentativi alla cieca, minuscole manipolazioni di ignoranti, fantasie di maniaci del crogiolo, fino a giungere a ciò che si deve pur chiamare una disintegrazione atomica. Saremmo tentati di credere che nell’alchimia restano i frammenti di una scienza sparita, difficili da capire e da utilizzare, mancando il contesto». Il Trevisano asserì che Ermete era quello di cui nella Bibbia è scritto che dopo il Diluvio entrò nella valle dell’Hebron e lì trovò sette tavole di Pietra di marmo, sulle quali era stampata ognuna delle sette Arti Liberali in princìpi. Queste tavole furono scolpite prima del Diluvio dai saggi sacerdoti atlantidei. Essi sapevano con esattezza dell’approssimarsi della catastrofe, e per fare in modo che le arti non perissero, le scolpirono in quelle pietre marmoree. Solo Ermete trovò queste tavole, che col tempo divennero la “Legge”. La Legge fu poi consegnata dal grande Mosè agli Israeliti, ed era il presupposto dell’alleanza dell’uomo con la forza divina presente in lui. Ovviamente, gli insegnamenti più sacri e nascosti furono consegnati solo ad alcuni tra i figli di Israele, per perfezionare l’opera del Tempio. Di lì ad un numero imprecisato di persone, fino ad arrivare agli Esseni, ai Templari, ai Rosa-Croce e alla Massoneria Illuminata, per citare gli ordini occidentali. Infiniti popoli l’hanno avuta e ne hanno fatto numerosi libri sotto parole metaforiche e sotto figure in modo che solo i Figli dell’Arte potessero capirli a tal punto che affermiamo che i Discepoli da tali Libri sono più sviati che indirizzati sulla via retta; la nascondono e perdono tempo sui loro Libri più che rivelarla. E’ noto che l’alchimia fu portata in Europa in parte dai Templari, in parte dai mistici arabi e  cabalisti ebrei di Spagna. Il ruolo degli arabi è fondamentale nella custodia dei più profondi segreti alchemici. L’Alchimia fu trasmessa all’Islam dalle scuole alchemiche di Alessandria d’Egitto. Uno dei punti di contatto fu l’accademia di Jundi-Shaper, nella Persia occidentale, fiorente all’epoca di Harun aer-Rashid. In seguito la raccolsero gli intellettuali cristiani, grazie alle loro traduzioni. In occidente si suppone che il primo a scrivere ufficialmente testi di natura alchemica fosse Zosimo di Panopoli (circa 300 d.c.), campione della scuola alessandrina.

L’endocrinologia e l’alchimia
Ciò sembrerebbe confermato dalla radice ebraica del termine. In ebraico il termine “chiim” è il plurale di “vita”. L’Albero della Vita, in ebraico, è “etz chiim”. L’Albero della Vita o delle Sephiroth prevede nove sfere (più una) di energia che corrispondono a precisi stati di coscienza o attributi della divinità. Sul piano organico, non possono che trovare la loro corrispondenza nelle ghiandole endocrine che sono esattamente nove: Ipofisi, Epifisi, Tiroide, Paratiroidi, Timo, Ghiandole Surrenali, Pancreas, Ovaie, Testicoli. Si chiamano endocrine perché le loro secrezioni confluiscono direttamente nel sangue. Se le sephiroth sono vasi spirituali, le ghiandole endocrine sono parimenti vasi biologici. Nella Tradizione si insegna che la ghiandola-motore del processo alchemico sia l’Ipofisi-Pineale, il corrispondente biologico del mistico Terzo Occhio. È possibile che quando l’uomo di luce primordiale e divino, quello del sesto giorno, decadde, il suo occhio eterico si sclerotizzò e si trasformò in una ghiandola endocrina. Questo occhio parietale o terzo occhio è ancora presente nei rettili che hanno, infatti, la capacità di vedere al buio, percependo una gamma di frequenze più elevata di quanto possa l’uomo. Questa ghiandola secerne un ormone di cui la ricerca scientifica ha compreso  molto poco: la melatonina. Laddove il termine Alchimia ha a che fare con il colore nero, anche il greco “melas” significa “nero” poiché trattasi di un ormone secreto prevalentemente di notte, durante il sonno e scaricato per l’85% della sua produzione nelle urine. Sono convinto che l’ormone melatonina, il fluido della pineale, sia una delle chiavi della trasmutazione alchemica e che non solo se rimessa in circolo possa andare a stimolare ulteriormente la produzione della stessa da parte della ghiandola pineale, secondo un principio tipicamente ouroborico (circolo virtuoso), ma che possa penetrare persino nel nucleo cellulare e “scientemente”, come fosse dotato di intelligenza, andare ad operare “traslocazioni” di segmenti cromosomici, ossia inversioni di posto per un nuovo ordine genetico. L’emersione dalle acque alchemiche del Giordano da parte di Gesù è semplicemente la nascita di un nuovo uomo dal vecchio uomo, un uomo che è divenuto uno con l’anima divina. In effetti, la colomba dello Spirito Santo in tutte le culture è il simbolo del Terzo Occhio riattivato, quell’occhio di cui lo stesso Gesù dice: «se è nella luce il vostro occhio, lo sarà tutto il vostro corpo». Quello che ai primordi era l’occhio di luce, poi è divenuto un organo fotocettore, sensibile alla luce, tanto che di giorno la ghiandola in oggetto ha un’attività decisamente scarsa e di notte, se in condizioni di buio assoluto, produce dosi ormonali decisamente più ingenti. La pineale funzionerebbe come un trasduttore neuro-endocrino in grado di convertire un segnale nervoso, la luce e la sua assenza,  in una risposta ormonale. Quindi, è giusto affermare che la melatonina è l’ormone della luce o meglio della non-luce. I ciechi, dotati certamente di una sensibilità psichica superiore ai vedenti, producono quantità melatoniche più elevate proprio per la loro condizione, e ciò potrebbe suggerire una correlazione stretta tra incremento della secrezione di melatonina e incremento di poteri psichici. Se così è, si potrebbe affermare che, sotto un certo aspetto, il Sole fisico è un temibile nemico dei poteri e del risveglio dell’anima dell’anima [NdR: il Sole fisico è invece un alleato per lo spiritualista solo se si conosce la Scienza Sacra del Surya-Yoga], e ciò spiegherebbe, ad un certo livello, il principio secondo cui “dal buio viene la luce”, e perché simbolicamente le iniziazioni dell’antichità venivano celebrate in grotte umide e buie. Che gli antichi alchimisti sapessero della melatonina?

La metafora alchemica
Scriveva Michael Ende riguardo al principio uroborico (serpente mangia-coda): «noi le Acque della Vita da sè stesse generate, fonte tanto più arricchita quanto più vi dissetate» (La Storia infinita). L’enfasi del testo biblico sulle Acque della Vita, su queste mitiche acque che il Cristo-Agnello offre e si offre gratuitamente (Apocalisse 22), è giustificata in funzione, in buona parte, dell’importanza che la melatonina assume nel processo alchemico. Sono personalmente convinto che il “miele” sia un simbolo esteriore della melatonina. Le api sono un simbolo atavico degli iniziati che succhiando dal loro fiore pinealico producono la melatonina. Non a caso, la loggia massonica è equiparata al Bee-Hive (alveare) e gli alchimisti della Rosacroce, identificando la pineale con la rosa, dicevano che “la rosa offre il suo miele alle api”. Marco 1:6 e Matteo 3:4 affermano che Giovanni Battista (colui che batte o lavora i metalli) si nutriva di proprio di miele selvatico. E non a caso, Gesù afferma che il suo giogo è dolce. Sono anche convinto che il processo di trasmutazione di alcuni insetti, in primis dell’ape regina e del bruco in farfalla, scatenato da un’abnorme incremento della produzione ormonale di alcune ghiandole, possa essere una figura di quello che accadeva ad un accanito e fiducioso alchimista, nel quale l’incremento melatonico e lo sviluppo della pineale stimolava, secondo un processo a cascata, altre ghiandole a secernere i propri ormoni in quantità non normali e naturali. Questo portava ad una mutazione indotta del Gene che li rendeva veri e propri mutanti. L’alchimista Apuleio parlò di “metamorfosi” iniziatica, è noto che in alcuni insetti la trasmutazione è ottenuta dalla secrezione del protocerebro, il cui ormone stimola la ghiandola prototoracica a secernere l’ormone ecdisone, scatenante il meccanismo della muta. Negli anfibi, l’ormone dell’ipofisi (tireotropo) stimola la tiroide a sintetizzare l’ormone tiroideo, il quale provoca la muta dei tessuti. Così dovrebbe avvenire anche nell’uomo perché “nel grande è come nel piccolo”. In questo modo, le Luci (sephirot-ghiandole) dell’Albero di Natale (della Vita) si accendono in serie e un grande essere emerge in questo piano. Sono convinto che la mummificazione egizia non avesse un valore fine a sé stesso, ma un profondo valore simbolico. La mummia era l’iniziato all’inizio del suo processo di trasmutazione, come un bruco che si introduce nel suo bozzolo per emergere come una farfalla dal suo stadio pupale, un essere assolutamente nuovo, simbolo naturale della trasmutazione della psiche umana. Si badi che questo processo di trasmutazione umana non è assolutamente nel controllo della coscienza inferiore; avviene secondo uno schema divino, poiché le secrezioni sono modalità di manifestazione del Dio in noi, l’Architetto del nostro universo interiore che con sapienza crea un nuovo ordine interiore, una nuova genesi, che investe tutti i livelli: spirituale, mentale, biologico. Per questo la Sapienza divina dice: “Io ero con Dio come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno (Proverbi 8:30)… la Sapienza si è costruita la casa (Proverbi 9:1)”. E si ricordi che lo spirito divino di sapienza, secondo Genesi 1:2, aleggia proprio sulle acque del corpo.

di Mike Plato

Fonte: Il blog di Mike Plato

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3 Commenti

  1. Basta New Age, basta cazzate !!!! L'Achimia va studiata seriamente, non sfiorata in modo clownesco….

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