Spiritualità

Riesame della meditazione

Sovente si parla di meditazione, termine a cui normalmente ci si riferisce per indicare una pratica di rilassamento “concentrato” con la finalità di ridurre il rumore cerebrale indotto dai pensieri e al ritrovamento del proprio Sé.

Ecco che la sola pratica a gambe incrociate ci fa sentire immediatamente più spirituali, più evoluti, trascurando il fatto che annullare i pensieri non solo, per molti di noi, sia impossibile, ma che anche in caso di successo non rappresenti di per se stessa una soluzione ai nostri problemi.

Fermo restando che i nostri problemi siamo noi.

Dunque esiste una forma di meditazione utile per la nostra crescita interiore? A nostro avviso, certamente si.

Con le parole di Swami Prajnanapada (1), potremmo dire che:

“Vedere ciò che è, qui e ora, è meditazione.”

Infatti con le parole di Laura Romano (2), autrice di Sumarah, vediamo che:

“(…) la meditazione è uno strumento per camminare nel mondo e attraversare la vita nel miglior modo possibile.”

Quindi occorre ritirarsi dal mondo e concepire la meditazione come la ricerca di un luogo solitario in cui rifugiarci? Ancora Romano, che risponde con le parole di Pak Wondo:

“Ritirarsi dove? oggi i luoghi tranquilli e solitari sono sempre più rari (…). Oggi tutto avviene in modo estremamente veloce: bisogna imparare a essere sempre pronti. Non è tempo per ritirarsi nella giungla in isolamento. La giungla è qui fuori nella strada, è dentro le case, tra moglie e marito, tra genitori e figli e, molto spesso, dentro di noi.”

Non è più tempo di praticare la meditazione nel conforto della solitudine, per il fatto stesso che, nel momento in cui se ne dovesse uscire, ci si ritroverebbe inermi, spaesati, inadeguati ad affrontare la giungla di noi stessi e della vita attorno.

Nell’isola di Giava, la pratica Sumarah su divide in due momenti: quello di meditazione speciale e quello di meditazione quotidiana, che riveste un ruolo essenziale.

La meditazione quotidiana:

“si attua (…) nella semplicità degli eventi quotidiani e nella capacità di adattarsi alla dinamica dei cambiamenti.”

Ecco perché si ritiene che la meditazione non abbia affatto la finalità di fuggire o di costruire ulteriori maschere egoiche travestite da spiritualità.

La vera meditazione è quella che ci consente di conoscere noi stessi, in tutte le sfaccettature naturalmente, e non solo quelle, per così dire, luminose. Sempre con le chiarissime parole di Romano:

“Praticare nella pace e nel silenzio, tra persone amiche e in un ambiente favorevole, è senz’altro buono e necessario, soprattutto all’inizio. In un tale tipo di pratica sono però insiti due pericoli: quello di usare la meditazione come strumento di fuga dalla realtà ogni qualvolta quest’ultima non ci piaccia e quello di affezionarsi a uno stato interiore che può facilmente degenerare nel compiacimento.

Al contrario, praticare là dove (apparentemente) non vi è luce, in condizioni sfavorevoli e difficili, è un ottimo allenamento perché dopo un po’ che si è al buio si comincia a vedere e ad apprezzare la piccola luce.”

Krishnamurti, uno dei più illuminanti personaggi dei nostri tempi, così esprime la sua visione in merito (3):

“La meditazione è una delle più grandi arti della vita, forse la più grande, e non la si può imparare da nessuno, questa è la sua bellezza.

Non c’è tecnica e quindi non c’è autorità.

Quando imparate a conoscervi, quando vi osservate, osservate il modo in cui camminate, in cui mangiate, quello che dite, le chiacchiere, l’odio, la gelosia, l’essere consapevoli di tutto ciò dentro di voi, senza alternativa, questo fa parte della meditazione.”

In ultimo, citiamo Ramana Maharshi (4), che allo stesso modo ci offre un monito sull’argomento:

“Se non avete la forza e la resistenza per sopportare le punture di zanzare, come sperate di guadagnare la realizzazione del Sé? La realizzazione deve essere in mezzo a tutti i tumulti della vita. Se “rimuovete i disagi” e andate a letto, cadete addormentati.

Fronteggiate i problemi e tenetevi fermi nella meditazione.”

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(1) Tratto da Danielle & Olivier Föllmi, Saggezze – 365 Pensieri di Maestri dell’India, L’ippocampo, Genova, 2004.

(2) Laura Romano, Sumarah – Il risveglio del maestro interiore , Ubaldini Editore, Roma,1999.

(3) Tratto da Danielle & Olivier Föllmi, Saggezze – 365 Pensieri di Maestri dell’India , L’ippocampo, Genova, 2004.

 

Fonte: http://associazioneperankh.wordpress.com/

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