Spiritualità

Il “pensiero magico” e l’illusione della razionalità quotidiana

Dott.ssa Monica Monaco – 

La magia è un fenomeno sociale molto diffuso che, sul piano psicologico individuale, si innesta facilmente su una predisposizione umana al pensiero magico, una forma mentale che contraddistingue il funzionamento cognitivo infantile. Questa forma di pensiero non abbandona mai totalmente la mente umana, perciò tracce del pensiero magico infantile sono facilmente rinvenibili anche nel pensiero adulto quotidiano.
L’analisi dei frequenti processi di scelta basati su modalità non razionali mette in evidenza la natura illusoria dell’uomo logico, un modello di perfezione creato sulla base di prototipi astratti della logica umana.

Pensiero logico e pensiero magico

Comunemente quando si parla di pensiero si fa riferimento ad una facoltà propria degli esseri razionali, sottolineando come quest’abilità si opponga all’azione impulsiva rappresentandone l’antitesi. Questa concezione riduttiva del pensiero si è cristallizzata negli anni a partire da alcune teorie psicologiche che, se da un lato hanno permesso di far luce su alcuni aspetti del pensiero umano e del suo sviluppo, dall’altro sono state frequentemente considerate un punto di arrivo di studi che dovrebbero, in realtà, rappresentare un punto di partenza per esplorare le numerose caratteristiche che contraddistinguono i complessi processi cognitivi umani. Il risultato è stato il diffondersi dell’equazione pensiero = logica, la quale ha fatto in modo che il pensiero razionale, definito anche pensiero ipotetico-deduttivo, venisse considerato a lungo come il pensiero umano per antonomasia.Per comprendere come questa forma di pensiero perfetto spesso lasci il posto ad altre, è necessario ricordare che il pensiero logico consente di ragionare in modo simile ad uno scienziato, formulando un’ipotesi relativa ad eventi presenti o potenziali e verificando tali ipotesi sulla realtà, seguendo operazioni logico-matematiche (addizione, sottrazione, moltiplicazione, divisione, ordinamento, sostituzione, inclusione in classi, relazioni) e spazio-temporali (reversibilità, compensazione) (Miller P. H., 1983 ). E’ facile intuire quindi come le decisioni fondate sulla logica ipotetico-deduttiva seguano le leggi e i principi della statistica e del calcolo probabilistico. Tuttavia, l’osservazione delle scelte in situazioni quotidiane è stata una preziosa fonte di studio che ha mostrato la frequente violazione di principi e di regole proprie della razionalità, mettendo in evidenza il ripetuto ricorso anche a forme di ragionamento che rientrano nella sfera del cosiddetto pensiero magico, o pensiero quasi-magico. (Giusberti F., Nori R., 2000 ).

Uno dei maggiori contributi che ha segnato la storia degli studi sullo sviluppo del pensiero umano è indubbiamente costituito dalla teoria dello sviluppo cognitivo di J. Piaget.
Piaget (vedi Lo sviluppo della moralità dall’infanzia all’età adulta), attraverso numerose osservazioni, ha tracciato le caratteristiche dei principali periodi o stadi dell’evoluzione del pensiero, dalla nascita all’età adulta, affermando che l’ultima tappa di questa naturale evoluzione è rappresentata dal raggiungimento delle abilità che appartengono alla sfera del pensiero ipotetico-deduttivo. 
Piaget è stato anche uno dei primi studiosi del pensiero magico e, a tal proposito, ha suggerito che questa modalità di funzionamento dell’apparato psichico è presente sia nel bambino che nella mente dell’uomo con un funzionamento di tipo primitivo; essa scomparirebbe poi completamente una volta raggiunti i livelli del pensiero operatorio concreto e formale, lasciando il posto alla logica ipotetico-deduttiva.

Oggi, la netta contrapposizione tra pensiero magico e pensiero razionale, che vedeva opposte la cosiddetta mentalità primitiva alla mentalità occidentale e che scindeva l’umanità in due tronconi, facendo per lungo tempo pensare che l’uomo moderno, simbolo di perfezione, fosse sempre e soltanto un pensatore scientifico, ha lasciato spazio ad una visione più realistica e intermedia.

Di conseguenza, pensiero magico e pensiero razionale si configurano come due strutture mentali conviventi nella mente adulta , due forme di pensiero in costante interazione nella quotidiana sperimentazione della realtà, entrambe presenti nell’uomo occidentale come in quello delle popolazioni primitive, sebbene la struttura del pensiero magico resti più evidente e facile da studiare nelle civiltà primitive e quella del pensiero razionale in quelle popolazioni che vivono nei Paesi Occidentali e più moderni (Lévy-Bruhl L., 1966 ).

La struttura del pensiero magico e le principali differenze con il pensiero logico

La descrizione della struttura e del funzionamento del pensiero magico è importante per poter comprendere come esso stia alla base, tanto delle credenze magiche più radicate, che di alcune convinzioni e atteggiamenti che guidano comportamenti quotidiani comuni. La caratteristica principale del pensiero magico è senza alcun dubbio quella che viene definita partecipazione.
Quest’ultima rappresenta infatti il fulcro attorno a cui ruota tutto il funzionamento di questa forma di pensiero, poiché attraverso essa viene percepito un rapporto fra due fenomeni che in realtà è assolutamente inesistente e non reale . La magia operata dal pensiero nasce poi dall’illusione che si stabilisce in un individuo che, più o meno inconsapevolmente, si convince, in virtù del suddetto rapporto fittizio, di poter modificare la realtà.
La facilità con cui questa modalità di funzionamento del pensiero può essere colta nelle popolazioni primitive è legata all’esistenza, in questi popoli, di simboli in cui il rapporto tra significante (simbolo stesso) e significato (oggetto o evento rappresentato) non è reale, ma è stabilito dalla mente sulla base di una relazione partecipativa che talvolta giunge alla consustanzialità. Il simbolo, in questi casi, è il rappresentato ed è sentito come l’oggetto stesso che rappresenta, il quale viene reso dalla partecipazione attualmente presente.

Una conseguenza significativa di questa modalità di pensiero è visibile nelle pratiche magiche, presenti in Occidente come nel resto del mondo, in cui l’azione sul simbolo (ad esempio un oggetto, quale una foto o un fazzoletto, di un soggetto che si desidera far innamorare) è ritenuta alla pari dell’azione sulla persona cui l’oggetto appartiene (De Martino E., 1948) .

L’azione magica si ottiene quindi quando si stabilisce una credenza di corrispondenza piuttosto che di simbolismo; in tal modo agire sul simbolo è uguale ad agire sul rappresentato e non invece come se si agisse sul rappresentato.
La differenza risiede nella credenza, nel sentimento, nella certezza che si struttura alla base dell’azione e in base alla quale si ritiene di agire sul simbolo e dunque, ipso facto, sul rappresentato. La partecipazione è una caratteristica forte in quanto è in grado di reggere e alimentare la strutturazione magica del pensiero, che talvolta sostiene le scelte e la vita intera di alcune persone, resistendo all’esperienza che frequentemente dimostra che l’oggetto-simbolo non è l’oggetto-persona/evento rappresentato.
Tante volte infatti un evento o un essere che si vorrebbe controllare o raggiungere sfugge alla presa; ad esempio, nelle tribù primitive la pioggia non arriva nonostante l’azione sul suo simbolo o il mimo della sua danza, così come una persona di cui si è innamorati non torna se si agisce un rituale sul suo fazzoletto o sulla sua foto. Tuttavia il pensiero magico sopravvive, nonostante i fallimenti della magia, perché esso si basa anche su un’altra caratteristica che lo mantiene in vita: l’impermeabilità all’esperienza.
Nelle persone in cui la mente segue prevalentemente una modalità di ragionamento magico, quando le esperienze contraddicono il loro pensiero non nasce il bisogno di spiegare l’insuccesso. Questo è possibile anche grazie al ricorso a giustificazioni in base alle quali l’accaduto è connesso all’intervento di altri fattori che lo possono giustificare, oppure facendo riferimento a premesse diverse da quelle su cui si fonda il pensiero logico e secondo cui le potenze invisibili che consentono la partecipazione agiscono secondo progetti oscuri e quindi in momenti inattesi, imprevedibili e incalcolabili (Jung C. G., 1942) . Così i fallimenti di un rituale magico possono essere attribuiti ad un errore di memoria, ad un errore nell’eseguire un rito, al volere degli spiriti o ad una contro-magia (Malinoswski B., 1925) .

La rottura dell’organizzazione spazio-temporale , che rappresenta la principale differenza tra pensiero magico e pensiero logico, è un’altra caratteristica basilare della modalità magica di funzionamento del pensiero; essa agisce rendendo possibile una causalità artificiale, illogica e paradossale. Rispetto alla logica spaziale, la rottura operata dal pensiero magico consiste nella creazione di una coincidenza tra il tutto e le sue parti, anche quando essi vengono separati . Di conseguenza, per esempio, chi possieda anche una parte insignificante del corpo di una persona, ad esempio un capello o un’unghia, può convincersi di poter agire su di esso agendo sulla persona.
La rottura della logica temporale, che guida la causalità nel pensiero razionale, è presente in tutti quei casi in cui viene a stabilirsi un legame, tra una causa ed un effetto, privo di un momento temporale ben limitato . Questo avviene, ad esempio in alcune tribù, quando si intende guarire una ferita agendo su un’arma che l’ha provocata che viene sottoposta a particolari trattamenti. In questi casi, infatti, il pensiero non tiene conto che il rapporto causale è ben più di una relazione atemporale tra cose, essendo più precisamente un rapporto tra cambiamenti che avvengono in certi oggetti entro tempi stabiliti, così come quando una lancia ferisce un uomo incidendo un suo organo (Cassirer E., 1967 ).
Un’altra importante distinzione tra pensiero magico e pensiero logico risiede nella differente concezione dei simboli e, più precisamente, nel pre-simbolismopersistente nella prima forma di pensiero. Infatti, il pensiero magico è strettamente connesso ad uso primitivo dei simboli. Questi ultimi, durante lo sviluppo, inizialmente cominciano ad essere associati alle cose in base a riflessi condizionati e, successivamente, vengono staccati dalle cose per diventare strumenti plastici e mobili di espressione del pensiero. La magia si situa nell’area intermedia di questa evoluzione dei simboli, quella in cui i simboli sono ancora aderenti alle cose pur essendo già parzialmente staccati; quindi i simboli nel pensiero magico sono ancora concepiti come partecipi alle cose e sono utilizzati ad uno stadio pre-simbolico (Piaget J., 1955) .

Il pensiero magico nel corso dello sviluppo: fondamenti, forme di partecipazione e funzioni

Come è stato accennato, il pensiero magico, presente accanto a quello razionale nell’uomo adulto, rappresenta un retaggio della mentalità infantile; esso infatti è una modalità di ragionamento predominante nell’infanzia in cui assume il valore di un mezzo di adattamento . Durante l’età evolutiva sono molte le attività spontanee in cui questo processo psichico si manifesta; ne sono esempi alcune attività ludiche, grafiche e linguistiche in cui un bambino compensa situazioni reali frustranti.Il pensiero magico ha una duplice genesi, essendo basato su due fenomeni della mentalità infantile, uno di origine individuale e l’altro di ordine sociale. Si fa riferimento al primo fenomeno adottando il termine realismo e al secondo utilizzando il termine animismo.

  • Il realismo implica l’indifferenziazione e la confusione tra mondo interno (Io) e mondo esterno (non Io) ed è fondamentale affinché lo psichico possa invadere e permeare il fisico e viceversa, così come avviene nella struttura di pensiero in questione.
  • L’ animismo comporta invece la convinzione che gli oggetti e gli eventi esterni siano dotati di propri sentimenti e volontà, che possono essere favorevoli oppure ostili (Miller P. H., 1983).

Il legame partecipativo, presente nel pensiero magico, può essere stabilito tra gesti, oggetti, eventi, pensieri e intenzioni, dando luogo a diverse tipologie o forme di partecipazione.

FORME DI PARTECIPAZIONE

TIPO DI PARTECIPAZIONE CONSEGUENZA ESEMPIO DI PENSIERO ASSOCIATO
Partecipazione tra gesti ed eventi. Una persona che compie un gesto ritiene di poter influire su un evento. Se si tiene in mano un oggetto portafortuna, l’interrogazione andrà bene.
Partecipazione tra pensiero ed eventi. Una persona ritiene di poter modificare un evento della realtà con un pensiero. Se si pensa intensamente ad una carta desiderata, sarà estratta dal mazzo.
Partecipazione degli oggetti tra loro. Si utilizza un oggetto per agire su un altro oggetto-persona. Se si strappano le foto dell’ex fidanzato/a verrà dimenticato/a.
Partecipazione di intenzioni Intenzione di un oggetto o di una persona possa agire sulla volontà di un altro oggetto o persona. Se si pensa che si vuole incontrare una persona al supermercato, questa andrà al negozio in questione.

La presenza del pensiero magico in modo predominante nella vita mentale infantile e la sua persistenza in età adulta è giustificata da tre principali funzioni , parzialmente sovrapponibili (Bonino S., 1994) :

FUNZIONI DEL PENSIERO MAGICO

Funzione difensiva, fondata sulla convinzione, che tale pensiero alimenta, di poter controllare la realtà; tale funzione è fondamentale in età evolutiva per affrontare situazioni che provocano angoscia o insicurezza. Essa è anche la ragione per cui in situazioni problematiche alcuni adulti regrediscono, facendo ricorso a questa forma di pensiero pur di non accettare ed affrontare la realtà.
Funzione propiziatoria, fondata sulla convinzione che ci siano forze che regolano gli eventi, che viene assolta in tutte quelle condizioni in cui si agisce in considerazione di tali potenze.
Funzione conoscitiva, per cui il pensiero magico riempie i vuoti delle altre forme di pensiero e rivela ciò che non può essere conosciuto secondo la logica.

Il pensiero magico nella vita quotidiana

Se lo sviluppo fosse a senso unico e la vita psichica non fosse suscettibile di blocchi e di regressioni, il pensiero magico probabilmente scomparirebbe totalmente nell’adulto. Tuttavia, leggendo gli esempi più frequenti delle diverse forme di partecipazione magica, ci si rende facilmente conto di quanto sia facile riconoscersi nell’utilizzo di qualcuna di esse. Le credenze nei rituali magici e la superstizione sono una manifestazione di un predominio del pensiero magico nella vita mentale, l’espressione del ricorso frequente o costante a capacità pre-simboliche di pensiero, un comportamento che è connesso ad un arresto più o meno parziale nello sviluppo di un simbolismo completo.Ma il pensiero magico si attiva anche quando sono presenti capacità simboliche complete, essendo avviato da particolari condizioni in cui il pensiero logico non ha a disposizione tutti i dati necessari per operare. L’attività di ragionamento del soggetto è infatti multideterminata; ciò significa che essa è influenzata sia da fattori generali, quali le capacità logiche possedute, che da fattori specifici individuali, come la preferenza di una modalità di pensiero piuttosto che di un’altra, e infine, in percentuale non meno importante, da fattori situazionali (Bonino S., Reffieuna A., 1999).Di conseguenza, è possibile individuare diversi esempi di comportamenti guidati dal pensiero magico che ricompaiono in diverse circostanze che si verificano nella vita di tutti i giorni e che implicano principalmente una rottura spazio-temporale nei principi di causalità e lo stabilirsi di una partecipazione. Essi a volte sono attivati nell’impossibilità di operare una stima di probabilità, altre volte sono accompagnati da un errore nel giudizio relativo alla probabilità che un evento si verifichi.

1° ESEMPIO: la violazione del princìpio di fissità del passato

Un primo esempio delle condizioni in cui si attiva facilmente la modalità di pensiero magico è quello in cui ci si trova ad effettuare scelte in situazioni incerte o di rischio , ossia in condizioni che non consentono nessuna possibilità di valutare la probabilità che un evento si verifichi e che, conseguentemente, non consentono scelte razionali. Infatti, nelle scelte in cui è possibile apprezzare due alternative opposte, la logica comporta solo di valutare la migliore; un esempio sono le decisioni in merito all’acquisto dello stesso prodotto a due prezzi diversi. Nelle situazioni in cui si può stimare la probabilità di un evento, le scelte sono generalmente ancora guidate dalla logica che le adatta alla probabilità del verificarsi dell’evento in questione; un esempio è rappresentato dal caso in cui si scommette sull’uscita del numero 2 al lancio di un dado, evento che ha una probabilità di verificarsi semplice da calcolare, pari a 1/6.
Tuttavia, nella maggior parte delle scelte, le probabilità degli eventi o sono sconosciute o sono complesse da valutare e le scelte possono essere orientate verso le opzioni meno probabili. In queste condizioni infatti si determina quasi sempre un conflitto fra il desiderio che un evento si verifichi e la probabilità che ciò avvenga realmente . L’attivazione in queste condizioni del pensiero magico è testimoniata dalla violazione del principio della fissità del passato, che rappresenta un esempio della rottura spazio-temporale nei principi di causalità che guidano il pensiero logico. La violazione del principio della fissità del passato può essere considerato uno dei tanti comportamenti in cui in età adulta si manifesta ancora il pensiero magico. Essa determina la tendenza a considerare un evento E come dimostrazione evidente di un precedente evento A; in tal modo si suppone che un’azione attuale (E) possa causare uno stato (A) in realtà già determinatosi in precedenza.

Un esempio di questa violazione è riportato in una ricerca condotta alcuni anni fa
(Giusberti F., Nori R., 2000)

Ad un gruppo di persone è stata data notizia che uno studio ha mostrato come una maggiore resistenza ai rumori sia riscontrata nelle persone con costituzioni fisiche più forti e dotate di buona salute. Una volta appresa questa notizia, in successive condizioni di rumorosità si è osservata, nel suddetto gruppo, una tendenza piuttosto diffusa a tollerare il rumore (giudicato sopportabile in tutti i casi). Questa tendenza è volta a dimostrare a se stessi di avere un organismo forte e in salute, facendo ricorso ad un pensiero magico che inverte le relazioni causali, illudendo che se si resiste al rumore si ha una costituzione fisica forte.
E’ importante sottolineare come questa tendenza non sia stata riscontrata nei componenti di un secondo gruppo a cui la notizia sullo studio in questione non era stata riferita; essi infatti hanno mostrato maggiore sincerità nel valutare il fastidio degli stimoli rumorosi a cui sono stati sottoposti, nonostante fossero identici a quelli cui sono stati sottoposti quelli del primo gruppo.

In condizioni di probabilità ignota, quindi, la mente costruisce false relazioni causali, guidate dal desiderio di trovarsi in una condizione ambìta ma che in realtà è già preesistente. Le persone in questi casi agiscono come se potessero influenzare un risultato che è già predeterminato (la costituzione fisica).

2° ESEMPIO: il pensiero desiderativo (wishful thinking)

Anche quando la probabilità è calcolabile, spesso il pensiero non segue il giudizio di probabilità, così come avviene in una particolare manifestazione del pensiero magico, costituita dal cosiddetto pensiero desiderativo (wishful thinking). Anchequesta modalità di pensiero si attiva quando il desiderio assume il controllo del comportamento e fa in modo che gli eventi soggettivamente più desiderati vengano valutati come più probabili di altri meno desiderabili (Morlock A. H., 1967).

Un esempio tipico del pensiero basato sul desiderio è il seguente

Due case produttrici commerciali degli stessi prodotti organizzano entrambe un concorso a premi. La prima mette in palio un’automobile e la seconda una borsa da viaggio. Pur essendo riportato sulle confezioni dei prodotti che le probabilità di vincere la borsa sono maggiori rispetto a quelle di vincere l’automobile, il desiderio di vincere l’auto può guidare all’acquisto del primo prodotto, ignorando le scarse possibilità di vincita.

Questa modalità di pensiero magico può essere innocua la maggior parte delle volte che si stimano come più probabili gli eventi desiderati; essa tuttavia può risultare particolarmente rischiosa in quei casi in cui vengono considerati poco probabili (e così non è nella realtà) eventi negativi non desiderati.

Un esempio di pensiero desiderativo pericoloso è il seguente

La scienza medica ha verificato con numerosi studi che, quando si è colpiti da infarto, esiste un maggiore rischio di ricadute se si continua a fumare.Diversi infartuati tuttavia non riescono a smettere di fumare, sottovalutando il rischio reale testimoniato dai dati statistici sull’incidenza del fenomeno e lasciandosi guidare dal forte desiderio di continuare a fumare.

3° ESEMPIO: i rituali

Un’altra forma molto comune di manifestazione quotidiana del pensiero magico è costituita dai rituali. Essi sono costituiti da abitudini che assumono il valore di possibilità di controllare gli eventi reali ; essi sono legati a tutti gli esempi di partecipazione che sono stati riportati in precedenza.

Esempi di rituali

Tutti, più o meno, fanno ricorso a rituali. Essi diventano più frequenti quando ci si trova in condizioni di ansia e aumenta il desiderio di controllare la realtà.Ne sono esempi l’uso di uno stesso vestito per fare un esame, lo scendere dallo stesso lato del letto ogni mattina, l’allenarsi allo stesso orario la settimana prima di una gara, l’uso di un oggetto come portafortuna o il lasciare fuori dall’armadio l’ombrello per scongiurare che non si rimetta a piovere.

I rituali possono non interferire con la vita di una persona, ovviamente a patto che non diventino, come in alcuni casi, comportamenti rigidi e centrali.

Conclusioni

Uno dei compiti più frequenti che ci viene richiesto quotidianamente è quello di prendere delle decisioni. Le scelte che sono richieste spesso non sono tutte ugualmente importanti; alcune sono abituali, come quelle che riguardano cosa mangiare a colazione, come vestirci per andare a lavoro; altre sono saltuarie, come quelle che riguardano l’acquisto di un libro. Esistono poi delle scelte di maggiore rilevanza come quelle che concernono l’acquisto di un appartamento, la scelta di un corso di studi o di un partner.Queste importanti decisioni devono tenere in considerazione sia aspetti concreti, come caratteristiche o fatti, che aspetti meno tangibili, come i desideri, le emozioni altrui o la probabilità che accadano determinati eventi. La conoscenza delle modalità di ragionamento legate al pensiero magico può aiutare a diventare più consapevoli delle scelte in cui esso può essere chiamato in causa senza rischi e di quelle in cui questa forma di pensiero, sostituendo le capacità di giudizio razionali, potrebbe divenire pericolosa.

Dott.ssa Monica Monaco – 

Bibliografia

  • Bonino S., 1994, Dizionario di Psicologia dello sviluppo (stadio operatorio formale), Einaudi, Torino.
  • Bonino S., Reffieuna A., 1999, Psicologia dello sviluppo e scuola elementare. Dalla conoscenza all’azione, Giunti, Firenze.
  • Cassirer E., 1964, Fisolofia delle forme simboliche, vol. II: il pensiero mitico, La Nuova Italia, Firenze.
  • De Martino E., 1984, Magia e civiltà, Garzanti, Milano.
  • De Martino E., 1948, Il mondo magico: prolegomeni a una storia del magismo, Boringhieri, Torino.
  • Giusberti F., Nori R., 2000, Il pensiero quasi-magico, in ‘Psicologia Contemporanea’, 160, 50-55.
  • Jung C. G., 1950, Psicologia e alchimia, Astrolabio, Roma.
  • Lévy-Bruhl L., 1966, La mentalità primitiva, Einaudi, Torino.
  • Malinoswski B., 1925, Magic, Science and Religion, Doubleday Anchor Books, New York.
  • Miller P. H., 1983, Teorie dello sviluppo psicologico, Il Mulino, Bologna.
  • Morlock A. H., 1967, The effect of outcome desiderabilità on information required for decision, in ‘Behavioural Science’, 12, 296-300.
  • Piaget J., 1952, trad it. La psicologia dell’intelligenza, Giunti-Barbera, Firenze.
  • Piaget J., 1955, La rappresentazione del mondo nel fanciullo, Einaudi, Torino.
  • Piaget J., 1977, trad it. Adattamento vitale e psicologia dell’intelligenza, Giunti-Marzocco, Firenze.

Fonte: benessere.com

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