MisteriScienzaSpiritualità

Paradossi e Reti della Coscienza

di Andrea Doria

PREMESSA

«L’immaginazione è più importante del sapere.» – Albert Einstein

Questo più di tutti è senz’altro il mio post più indifeso, poiché molto del materiale in esso racchiuso è frutto di una “intensa ispirazione” di origine intuitiva che sto vivendo in questo periodo e che spero possa in qualche modo stimolarvi ad andare oltre “l’oltre”, costituente tutte quelle piccole barriere percettive che ancora influenzano l’analisi della realtà nella sua mutevole ed infinita complessità, poiché quando le sue meccaniche diventano maggiormente intricate, occorre spostare completamente il proprio punto di vista ed osservare il campo da gioco da una totale e diversa prospettiva. Come avrete capito dunque da queste prime affermazioni, il lavoro che state per leggere è frutto di una Teoria e di una visione strettamente personale della realtà, pertanto non va assolutamente inteso come una “verità” oggettiva adeguabile a molti soggetti, ma come uno spunto o una stimolazione a gettare alcune basi per la comprensione di quel meccanismo che definiamo Coscienza Globale, poiché essa “parla” in continuazione attraverso un costante e continuo flusso di pacchetti di informazioni che solamente coloro che si sono resi “individuali” possono riuscire a percepire ed interpretare. So anche che quanto affermerò non potrà certamente avere la pretesa di essere considerato “scientificamente dimostrabile”. Si tratta semplicemente di considerazioni derivate da esperienze personali molto profonde e che dopo un lungo periodo di riflessione mi accingo a mettere “in piazza”.

Sono altresì consapevole che questo post non può essere indirizzato a tutti, e non si tratta di una selezione di stampo elitario o esoterico, ma semplicemente a chi risuonerà quanto andrò ad illustrare si riconoscerà e lo comprenderà fino nelle profondità delle proprie cellule. Vi avverto inoltre che la lunghezza del post questa volta potrà sembrare davvero esagerata, ma per i concetti che dovevo illustrare non potevo affatto mettermi nelle mani di una sintesi troppo stringata. Di norma, è una “legge” della Rete, quando un post supera i 5.000 caratteri statisticamente parlando è difettoso e viene quindi ignorato dalla maggioranza dei visitatori. Bene. E’ esattamente ciò che auspico.

1.0 “DOUBLING THEORY”

«Quando uno scienziato famoso dice che qualcosa è possibile, ha quasi certamente ragione. Quando dice che qualcosa è impossibile, ha quasi certamente torto.» – Arthur C. Clarke

Come già accennavo nell’articolo precedente sulla “Doubling Theory” (Teoria del Doppio o Teoria dello Sdoppiamento del Tempo) di Jean Pierre Garnier Malet [LINK], sarebbe stimolante approntare e mettere in pratica qualche piccola tecnica per verificare se il suo funzionamento sia realmente applicabile. Tenendo presente che la Coscienza – la quale con ogni probabilità è anch’essa un “oggetto fisico” – potrebbe non essere relegata ai confini spazio-tempo ai quali siamo abituati, e sarebbe pertanto logico di contemplarla come un “osservatore” svincolato in grado di comunicare con il passato (attraverso il futuro e viceversa) ad una velocità super-luminale, durante un’apertura temporale privilegiata tra l’Osservatore del Futuro e quello del Passato, e che normalmente riconosciamo e definiamo la percezione di questa iper-comunicazione come “Intuito”.

1.1 L’INTUITO

«La Ragione ci presenta con estrema precisone una faccia dell’Universo. L’Intuizione, al contrario, tende a presentarci una faccia mai falsa, che potremo contemplare a volontà, e sarà una visione ‘completa’ dell’Universo.» – Jean E. Charon

Dal latino INTUERI, composto dalla particella IN, dentro, e TUERI, vedere = Vedere Dentro, l’Intuito mi ha sempre affascinato. Ossia quella capacità istintiva dell’intelletto umano che “istantaneamente percepisce” la soluzione oltre i classici meccanismi della razionalità sillogistica, i quali richiedono come propria espressione una tempistica sequenziale di ragionamenti, analisi e pensieri. Ma l’Intuito, a differenza di un ragionamento logico, non pare affatto essere vincolato alle meccaniche dello “spazio-tempo”. Non esiste infatti alcuna consecutio temporum per elaborare un’intuizione, ma essa improvvisamente E’ anche quando non possiede alcuna precedente elaborazione analitica atta ad ispirarla. Se è vero dunque (ed è vero) che una particella divisa in due comunica istantaneamente con la propria “sorella” (entanglement), poco importa la distanza, allora l’Intuito che cos’è? Per il sottoscritto, e per altri ricercatori, non sarebbe nient’altro che l’Output, ossia il risultato di una risposta che l’Osservatore del Futuro rimanda all’Osservatore del Passato, e noi, nel Presente, ne percepiamo piccoli pacchetti… o “bit” d’informazione che definiamo appunto “Intuito”. In tale maniera la Coscienza Globale evolve se stessa. Si tenga presente che per Coscienza Globale non faccio riferimento alla Coscienza del Pianeta che coinvolgerebbe i suoi abitanti, ma di quel Sistema di Elaborazione Dati che mantiene in piedi l’intera percezione della realtà.

«Una nuova idea arriva all’improvviso e in maniera piuttosto intuitiva» – Albert Einstein

Molti neuroscienziati certamente affermerebbero che la non-località in questo caso non centra nulla, ma semplicemente questo fenomeno sarebbe perlopiù legato ad un meccanismo cerebrale costituito da una struttura di reti sinaptiche, che a causa di una maggiore quantità di astrociti presenti nel cervello[1] risulterebbe anomala, e quindi spiegherebbe, secondo loro, il fenomeno del “Genio Intuitivo”.

Così la scienza cerca ancora di definire il segreto della Genialità Intuitiva semplicemente analizzando la struttura della materia animata, non tanto per comprenderne le ragioni che ne originano le cause, ma quasi certamente per impossessarsene al solo scopo di “replicarla”, confidando ingenuamente che un giorno basterà un semplice farmaco per risvegliare il “genio” che è in noi. Parliamoci chiaro, nessuno su questo pianeta realmente dotato di un cervello coerentemente operativo potrebbe mai davvero immaginare che la struttura crei di per sé le condizioni specifiche per l’espressione dell’uomo. Sarebbe come immaginare una casa il cui tetto si regge da solo nell’aria senza che nessuno abbia costruito prima mura e fondamenta. Che per caso il cervello di Beethoven HA FATTO quello che Beethoven è stato? E che dire di quello di Mozart? Il talento proprio del genio intuitivo sarebbe dunque frutto di 4 astrociti in più della norma? E se fosse invece la costante ricerca del “non ordinario” a spingere la materia animata ad adeguarsi di conseguenza?

Quando un artista scultore prende in mano un pezzo di creta o un pezzo di marmo, prima di divenire una bellissima scultura che già vive dentro di lui, è semplicemente un monolito grezzo la cui forma non è ancora in grado di comunicare un bel nulla. La materia animata, a mio avviso, funziona alla stessa maniera. E’ come noi la vediamo che essa diviene. Pertanto, chi cerca disperatamente la genialità perché quotidianamente si pone domande ai limiti della comprensione sulla struttura dell’Universo, la troverà perché il suo cervello si adeguerà automaticamente di conseguenza in conformità a tale spinta e desiderio. I limiti sono solamente iniziali, ma se il cervello è vero che può imparare attraverso la legge della ripetizione, allora può adeguarsi e strutturarsi in maniera tale da riuscire a valicarli questi limiti! E’ necessario però abbandonare le futilità della vita e votarsi totalmente alla conoscenza dei “grandi sistemi”. Solo così il Genio Intuitivo affiora (il Daimon socratico) e si manifesta in tutta la sua eleganza.

«Avete molto talento e ne acquisirete ancora di più, enormemente di più. Avete un’abbondanza inesauribile d’ispirazione, avete pensieri che nessuno ha ancora avuto, non sacrificherete mai il vostro pensiero a una norma tirannica, ma sacrificherete le norme alle vostre immaginazioni: voi mi avete dato l’impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori, molte anime.» – Franz Joseph Haydn (in una conversazione privata con Beethoven, 1793)

Cercando quindi risposte unicamente tra le grinze della carne si persiste, volontariamente o meno, nel commettere il grossolano errore di non tenere conto della capacità innata di alcuni esseri umani di compiere delle scelte (più avanti spiegherò la ragione per la quale ho detto “alcuni” e non “tutti”), ossia quelle stesse scelte che mai saranno nella vita di un individuo fini a se stesse, ma che muteranno per sempre il corso della sua esistenza. E’ davvero possibile quindi essere così ottusi da immaginare che queste scelte sarebbero nient’altro che il frutto di una qualche genere di attività elettrica, che di tanto in tanto “sbuffa” pescando random tra una serie sequenziale di 1 e 0?

Nella mia vita personale l’Intuito è divenuto oramai un pilastro fondamentale in tutte le mie scelte quotidiane, e come fenomeno reale, attraverso la teoria di Jean Pierre Garnier Malet, si può finalmente tentare di fornirgli una degna ed ordinata giustificazione.

Come potete vedere dal modello grafico che ho elaborato [Fig.1] per spiegare quello che secondo me è il meccanismo che regola l’Intuito, ispiratomi dalla teoria di Malet, sarebbe possibile arrivare a suggerire a chiunque possieda un minimo di sale in zucca, la possibilità di non essere più solamente degli “attori” fuori dal contesto che subiscono passivamente il loro Passato e il loro Futuro, ma dei partecipanti attivi e presenti con la Coscienza contemporaneamente in tutti e tre i tempi: Futuro, Presente, Passato.

FIG. 1: Modello Intuito

In tale contesto teorico ho scelto volutamente di utilizzare due sinusoidi (vettori) in stato di sfasamento reciproco: una in fase positiva e l’altra in fase negativa rispetto a 0 radianti. Queste curve sono particolarmente importanti in fisica per la descrizione dei fenomeni oscillatori, che vanno dal moto armonico alle onde. Una rappresenta il Futuro (quella bianca) e l’altra rappresenta il Passato (quella gialla): il Presente “ESISTE”, o se vogliamo “E’”, solamente in quel brevissimo attimo in cui la curva del Futuro e quella del Passato s’intrecciano ad una velocità super-luminale. L’Osservatore del Passato pone una domanda, mentre l’Osservatore del Futuro fornisce immediatamente una risposta istantanea che, l’Osservatore del Presente, seppur totalmente ignaro di questo meccanismo, ne raccoglie ISTINTIVAMENTE bit di informazioni.

Ognuno dei tre Osservatori è totalmente ignaro degli altri due.

1.2 L’INTUITO E LE RETI

«Grandi menti discutono di idee, menti mediocri discutono di eventi, piccole menti discutono di persone.» – Eleanor Roosvelt

Per poter procedere a spiegare il piccolo esperimento che si potrebbe andare a tentare, ho l’onere e la necessità di introdurvi un concetto che mi accompagna da svariati anni: le Reti della Coscienza e come esse siano correlate al fenomeno dell’Intuito.

Sebbene non sia totalmente d’accordo sulla genericità dell’affermazione, Eugene Wigner, Premio Nobel per la Fisica 1963, disse che “la Coscienza è la realtà primaria”. Ma non serve certo un altro Premio Nobel per comprendere che di cose in 48 anni ne sono cambiate parecchie, prima fra tutte la nostra comprensione della Coscienza attraverso il Modello Informatico (o Cyber), il quale afferma a grandi linee che “la Coscienza Globale è ciò che possiede la facoltà di percepire il significato dell’informazione in entrata (input)” e, aggiungerei io, “essa necessita della presenza di tre Osservatori, uno localizzato nel Futuro, uno nel Presente ed uno nel Passato, i quali esprimono il risultato della propria analisi attraverso quel meccanismo che definiamo “Intuito” (output), e percepito dall’Osservatore localizzato nel Presente, il quale lo rimanda a sua volta alla Coscienza Globale”.

Il fisico e filosofo Henry Margenau in proposito sottolinea che: “La coscienza, benché la teoria dell’informazione non dica nulla su di essa, non avrebbe senso senza l’informazione. Quest’ultima implica la coscienza, apre una porta verso di essa, misura ciò che vi entra, ma si ferma in qualche modo alla sua soglia. Possiamo dunque osservare che l’informazione, detta anche nega-entropia, la quale cresce ovviamente con il crescere del tempo, presenta la stessa tendenza alla vita”. Perché dunque se la Coscienza Globale esprime se stessa in questi termini e viene concepita da alcuni fisici “di larghe vedute” come una “realtà primaria”, non condividiamo dunque tutti il medesimo punto di vista o la medesima “mente”? Ciò non accade perché dovremmo contemplare l’esistenza di due Coscienze ben distinte che si ramificano estendendosi all’interno della Coscienza Globale, e che niente hanno a che vedere con il concetto di “dualità”, ma bensì con quello di INDIVIDUALITA’ e COLLETTIVITA’: una Coscienza è dunque Collettiva (o collettivizzata) mentre l’altra è Individuale o individualizzata (gli antichi direbbero ‘incarnata’). Mentre in una Rete-Coscienza Collettiva l’informazione viene semplicemente condivisa e amplificata, nutrendo in tutti i sensi coloro alla quale vi sono collegati, nella Rete-Coscienza Individuale l’informazione viene invece in qualche modo originata o “estrapolata”, e più avanti spiegherò meglio questo concetto.

Così, per il sottoscritto, la “Mente” non esiste, e pertanto non può essere né fuori né dentro il cervello. Essa è semplicemente un costrutto concettuale che l’uomo ha messo in piedi per spiegare razionalmente una capacità di analisi che egli ritiene essere propria, mentre invece è frutto di un meccanismo che fa parte di un vero e proprio sistema informatico centralizzato.

«Siamo parte di una memoria collettiva alla quale noi tutti ricorriamo; inconsciamente siamo tutti collegati con ogni altra cosa ed ogni altro essere.» – Carl Gustav Jung

Vi siete mai domandati perché tutti quanti proviamo una pulsione così irrefrenabile di “condividere” tutte queste informazioni con gli altri? Quotidianamente assistiamo al medesimo fenomeno di miliardi di “copia-incolla”. Appare una notizia ed immediatamente viene inserita in qualche forum o social network a scopo di dibattito. Perché? Se analizzate a fondo la questione vi renderete conto che non esiste alcuna spiegazione logica perché ciò debba avvenire, in quanto non possiede statisticamente alcun fine intrinseco all’evoluzione della specie. Una parte di noi, lo fa sicuramente perché “sente” il desiderio (e forse in molti casi la presunzione) di voler rendere gli altri più “svegli” o “consapevoli” circa qualcosa sulla quale si presume – a ragione o a torto – che essi non lo siano. In tale maniera commettiamo un’altra presunzione a mio avviso estremamente illusoria: quella di esserci GIA’ risvegliati rispetto a tutti gli altri.

«Le menti piccole sono preoccupate dalle cose straordinarie, le menti grandi da quelle ordinarie.» – Blaise Pascal

I fatti dimostrano senz’altro che siamo tutti pronti a capire cosa possiamo fare per vivere meglio tutti insieme, ma dovremmo domandarci se è davvero realistico da parte nostra contemplare un desiderio sincero nel voler “salvare il mondo”, quando invece contrariamente potremmo stare attuando il più delirante di tutti gli egoismi più inconsci, attraverso un ragionamento pressapoco di questo tipo: “Io che non sono più un ignorante, se aiuto gli “ignoranti” (a vivere esattamente come vivo io N.d.A), allora riuscirò a scorgere nel mondo che mi circonda tutte quelle parti di me che maggiormente mi aggradano, eliminando di conseguenza quelle che non voglio vedere”. In pratica ognuno di noi sarebbe nient’altro che un piccolo dittatore in erba e inespresso, la cui democrazia termina esattamente dove incomincia la libertà di pensiero degli altri.

Riuscite a vedere l’enorme dicotomia del nostro status attuale? Vogliamo vedere attorno a noi maggiore “consapevolezza” ma siamo allo stesso tempo ancora pronti a scannarci a vicenda al solo udire un’idea che contrasta con la NOSTRA visione del mondo, e questo non è affatto sintomo di essersi “evoluti”, ma vittime di se stessi e della propria infinita arroganza, la quale da il massimo nell’espressione di se in quel tentativo spasmodico di manifestare una individualità che fatica ad emergere nella sua completa totalità. Vogliamo essere “diversi” ma allo stesso tempo “uguali”, perché “diversi”, in questa società significa “problemi”, mentre “uguali” è un conformismo necessario alla convivenza reciproca. Questo fatto mi ha sempre estremamente affascinato, pertanto mi sono domandato, perché diavolo lo facciamo! Voglio dire, pubblicare informazioni sui forum, sui social network, blog e siti vari, allo scopo di informare gli altri per poi trovarsi vittime di centinaia di insulti che ci porteranno ad insultare a nostra volta… e se è vero che la legge della causa e dell’effetto è concreta tutto questo dovrà pur avere da qualche parte una funzione all’origine! Eppure, non si riesce di smettere. Bisogna sempre condividere. Esce un video su Youtube e in men che non si dica ha già fatto il giro del globo, e non grazie al fatto che il video è stato inserito in un sistema informatico che lo rende condivisibile in pochi click, ma grazie alla “manovalanza” di milioni di persone che istantaneamente sentono una pulsione incontrollata di far sapere la stessa cosa a tutti quanti. E quando tutti l’avranno saputa? Cosa cambierà effettivamente ai fini della vita su questo pianeta? Assolutamente nulla, dicono i fatti, se non che Google continuerà ad incassare milioni con la pubblicità e le sue azioni rimarranno alle stelle.

Ora, non fraintendetemi. Non c’è in gran parte nulla di male nella condivisione (io stesso utilizzo gli stessi sistemi che voi quotidianamente utilizzate), ma è la meccanica dei grandi sistemi sociali che sta dietro a questo fenomeno che mi affascina enormemente, e perciò sto tentando nel mio piccolo di fornirgli una definizione rispetto alle esperienze che mi sono procurato: quotidianamente condividiamo perché inconsciamente sappiamo GIA’ di essere tutti quanti INTERCONNESSI, anche senza i telefoni e senza Internet, e che la Rete Coscienza Collettiva alla quale siamo tutti collegati funziona esattamente come una vera e propria Rete Informatica di Sistemi in grado di smistare le informazioni che la Coscienza Globale elabora costantemente allo scopo di evolversi.

«Ogni “quanto di energia” (particella elementare) può essere descritto come un pacchetto di informazioni, e l’intera realtà può essere vista in modo non-duale come energia informata, intelligente e cosciente, in continuo flusso informatico, che può cristallizzarsi, individualizzarsi, duplicarsi, disgregarsi e ovviamente evolvere unificando le informazioni in insiemi e flussi coerenti e sinergici.» – Dr. Federico Nitamo Montecucco

1.3 BIO-INFORMATICA DELLE RETI

Negli esperimenti compiuti da Morton Deutsch e Harold Gerard[2], gli effetti dell’influenza sociale della Rete Collettiva si manifestano in queste modalità:

1) Entrando a far parte di un gruppo, un individuo è indotto a seguire regole che non seguirebbe mai altrove. Questo meccanismo è detto “Influenza Socio-emotiva”.
2) All’interno del gruppo un individuo allinea il proprio comportamento con quello degli altri, autolimitandosi. Si può avere un vero e proprio contagio sociale se l’allineamento si ha di massa e di maggiori dimensioni.
3) L’individuo cerca il consenso degli altri su una propria idea. Se questo consenso c’è l’individuo risulta più sicuro di se. Un confronto sociale si ha maggiormente quando si è in dubbio, perciò si cerca il confronto con individui non troppo dissimili (che non hanno idee tanto differenti) da noi. Se gli individui con cui ci si confronta hanno più capacità di giudizio, allora si ha un confronto in alto, se invece il giudizio dell’altro è minore, si avrà un confronto in basso.

Ultimamente, dopo una sessione di meditazione con le mie sessioni binaurali che ho progettato appositamente per facilitare la sincronizzazione degli emisferi, mi è capitato di avere una visione ben definita. Si trattava di un esperimento di gruppo molto interessante composto da una ventina di partecipanti, che stava avvenendo in un’aula scolastica. Ogni banco era stato marcato con un simbolo ben visibile solamente da chi stava conducendo il test. 19 banchi erano stati marcati con lo stesso simbolo (A), mentre 1 soltanto aveva un simbolo diverso (B). Successivamente veniva domandato ad ogni partecipante di osservare sulla lavagna il disegno di una forma rettangolare color crema e di riferire ad alta voce di quale colore si trattasse. Dopo che tutti i partecipanti avevano espresso la loro percezione, gli veniva consegnata una busta chiusa con l’ordine di aprirla e di leggerla mentalmente, preoccupandosi di mantenere segreto il contenuto agli altri partecipanti. In 19 buste, quelle del simbolo A, c’era scritto “Pensa intensamente al colore BLU”, mentre nella 20a busta, quella data al partecipante con il simbolo B, c’era scritto: “Spegni il flusso dei pensieri e apri la tua mente”. Dopo una 10 di minuti, veniva chiesto a costui di dichiarare ad alta voce quale colore percepisse osservando di nuovo il disegno rettangolare color crema. A quel punto il partecipante B dichiarava di vedere al posto del color crema una gradazione dello stesso colore ma più scura, e tendente al Blu neutro. Interessante no? Non vi ricorda per certi aspetti gli esperimenti di Solomon Asch[2]?

I partecipanti a questo esperimento erano convinti di dover prendere parte a una ricerca sul giudizio percettivo. Giunti in laboratorio, gli otto studenti convocati dovevano stimare la lunghezza di linee rette presentate su dei cartoncini. Una linea campione veniva mostrata a sinistra, e il compito dei soggetti era quello di indicare quale delle tre linee a destra avesse la stessa lunghezza della prima. Il compito era molto semplice perché appariva evidente quale fosse la linea uguale a quella di riferimento. Le risposte venivano date ad alta voce.

In realtà c’era solo un soggetto sperimentale in ciascun gruppo — il penultimo in ordine di risposta — mentre tutti gli altri erano complici del ricercatore. Nelle prime prove tutto procedeva regolarmente e, poiché era assolutamente evidente quale fosse la linea della stessa lunghezza del campione, tutti fornivano la stessa risposta. A seguire, però, i complici dello sperimentatore cominciavano appositamente a comportarsi in modo strano fornendo tutti la stessa risposta sbagliata (questo succedeva in dodici delle diciotto prove previste). Il nostro studente, il soggetto della ricerca, si trovava dunque in una situazione in cui il gruppo nella sua totalità contraddiceva l’evidenza percettiva. Lo scopo era esaminare fino a che punto un individuo, in una situazione simile, fosse capace di manifestare apertamente una stima corretta basandosi sulle proprie impressioni.

I risultati mostrarono che in media un terzo delle risposte complessivamente fornite dai soggetti sperimentali era in linea con i giudizi espressi dalla maggioranza MANIPOLATA. Ancora più impressionante appare la constatazione che 25 partecipanti su 31 (il 76%) concordava con il gruppo almeno in una delle dodici prove critiche. Nelle condizioni di controllo, invece, i soggetti non commettevano mai alcun errore.

Capito quindi? Tendiamo a conformarci al gruppo perché, secondo me, non possiamo prevaricare le nostre direttive inconsce che costituiscono la Rete Collettiva. Sarebbe esattamente come cercare di violare una delle 3 Leggi della Robotica di Asimov. Immaginiamo dunque la Rete Collettiva alla quale siamo connessi (costituita principalmente da coloro che durante l’arco di questo articolo definirò i “Fruitori”) come un insieme di bio-terminali collegati tra di loro [Fig.2] i quali condividono il medesimo flusso di informazioni is-tan-ta-nea-men-te. Non è difficile scorgerne la straordinaria somiglianza: così come quotidianamente proviamo quell’anomala pulsione a condividere migliaia di video, testi, audio e pensieri (informazioni) attraverso i vari social networks presenti sulla Rete Internet, la Rete Collettiva costituita dai Fruitori condivide durante le ore notturne, e precisamente durante la fase REM (in un paragrafo più avanti spiegherò meglio il perché ciò possa avvenire durante questa fase), il prodotto di Sogni, Pensieri, Frustrazioni, Paure, Angosce, Guerre, Economia, Politica, Sesso, Cultura, Controcultura, Cinema, Romanzi, Religione ecc. ecc. Insomma, non possiamo smettere nemmeno per un solo istante di condividere. Siamo letteralmente drogati di informazioni. In molti casi abbiamo persino raggiunto l’overdose. Questo perché non siamo mai stati separati l’uno dall’altro se non a livello della percezione dal più ingannevole, ma anche dal più seducente di tutti i sensi fisici: la vista. Oltre a questo, aggiungiamoci anche 2000 anni di menzogne e insane torture (non solo fisiche) da parte di quei “parabolari” gesuiti che avevano lo scopo di imporre l’egemonìa di un solo dio di natura patriarcale, anche se questa è tutta un’altra storia che affronterò più avanti.

FIG. 2: l’Originatore e i Fruitori

Essere collegati ad un’intera rete informatica significa che le informazioni condivise al suo interno dai Fruitori possono anche venire alterate, violate, estese, ridotte o addirittura completate da una moltitudine di diversi soggetti (l’Open Source). In questo caso non parliamo più semplicemente di “Fruitori”, ma di “Originatori”.

Quale differenza passa tra l’Originatore e il Fruitore?

«Talvolta un pensiero mi annebbia l’Io: sono pazzi gli altri o sono pazzo io?» – Albert Einstein

Secondo il mio punto di vista l’Originatore è colui che, staccatosi volontariamente dalla Rete Collettiva, ha imparato in qualche modo ad autoalimentarsi (ha preso Spirito) decifrando i pacchetti di bit che viaggiano attraversano i suoi canali, al fine di estrapolarne le idee per farle emergere nel mondo esterno attraverso la produzione di contenuti (scienza, arte, filosofia, letteratura, società, mode ecc. ecc.). In pratica, come dicevo all’inizio di questo articolo, la Coscienza Globale “parla” in continuazione e l’Originatore a quanto pare è il solo in grado di comprendere appieno il suo complesso linguaggio, e il risultato di questa comprensione viene da noi definito con il termine di IDEA: più l’idea dell’Originatore risulta potente nel mondo esterno più fa breccia nel cuore degli uomini, non tanto per la potenza stessa dell’idea ma perché essa GIA’ E’ presente nel cuore e nella mente di tutti ad uno stato SUBLIMEN (sotto la superficie del conscio). Essa va solo estratta e resa oggettiva nel mondo esterno in maniera tale che i Fruitori vi si possano identificare e riconoscere.

«Io non ho creato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli italiani. Se non fosse stato così, non mi avrebbero seguito con il pieno consenso per oltre vent’anni.» – Benito Mussolini (ultima intervista un mese prima della sua morte)

Vi siete mai domandati come sia possibile che i politici governino per 5 anni e al momento di essere rieletti, durante le campagne elettorali, sfoggiano da secoli termini come: più lavoro, meno tasse, più sicurezza, più istruzione, più salari ecc. ecc. Sono secoli che vanno avanti con questa manfrina. Com’è possibile? Se un vostro amico vi chiede €100 euro in prestito e non ve le restituisce, vi fidate ancora di lui? Risposta scontata. Perché dunque è sufficiente per un politico utilizzare i soliti simboli per venire eletto, o magari per confermare il suo mandato, e quando si trova a governare non fa un solo tubo di ciò che ha promesso? Alle successive elezioni, ripropone le stesse identiche cose che ha detto la volta precedente… e cosa succede? Che la gente riempie ancora le piazze per andarli ad ascoltare, sperando che quella sia la volta buona che cambi davvero qualche cosa. Quella speranza, o quel pensiero illusorio del cambiamento, è determinato unicamente da un trigger socio-emotivo costituito da termini classici che oramai sono divenuti dei veri e propri archetipi inconsci: più lavoro, meno tasse, più sicurezza, più istruzione, più salari… e blah blah blah. Ognuno di essi è un vero e proprio interruttore, uno switch, che si manifesta in un comportamento assolutamente programmato. Ciò accade perché i Fruitori si identificano immediatamente con l’idea che questi trigger scatenano. Non hanno una loro spontanea pulsione all’evoluzione e all’organizzazione, ma la vivono di riflesso attraverso il meccanismo delle informazioni condivise nella Rete Collettiva, anche se la cosa sta pian piano giungendo ad una reazione[4].

Una recente esperienza mi ha indotto a pensare che questa teoria delle Reti della Coscienza, assieme allo spunto fornitomi da Malet, sia decisamente più coerente di altre nello spiegare determinati fenomeni, come ad esempio la cosiddetta “premonizione” durante i sogni.

«Laddove tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa un gran che.» – Walter Lippmann (giornalista statunitense)

Durante il periodo immediatamente precedente allo scoppio clamoroso degli scandali nei quali si trova ora coinvolto il nostro Presidente del Consiglio, mi sono ritrovato a sognarlo ripetutamente per almeno una decina di giorni consecutivi. Essendo però che il sottoscritto difficilmente e assai raramente dedica il proprio tempo alle questioni riguardanti i “faccendieri” della politica e relativi televenditori, di qualsiasi colore essi siano, mi sono domandato a fondo perché diavolo stavo avendo questi sogni. Così ho intravisto intuitivamente la possibilità che quelli che stavo vivendo non erano affatto da considerarsi “sogni”, per come siamo stati abituati a concepirli, ma mi trovavo a vagare come un pesce fuor d’acqua nel mare della Rete Collettiva, la quale stava già pre-elaborando i dati relativi a fatti che sarebbero accaduti di lì a poco. Ciò accade perché l’Osservatore localizzato nel Futuro analizza costantemente la SUA REALTA’ e pertanto, inconsciamente, rimanda indietro all’Osservatore del SUO Passato (noi nel Presente) l’informazione raccolta.

Immaginatevi dunque un vero e proprio fiume in piena il cui scorrere violento delle acque travolge e spazza via ogni cosa, persino la vostra Coscienza, poiché ogni Fruitore è a sua volta un osservatore che analizza ed elabora in maniera costante le informazioni che riceve sublimen e la reinvia al resto del gruppo al quale appartiene. La Rete Collettiva non possiede affatto un ordine armonico (o Implicato), ma è un frattale impazzito che cerca costantemente e febbrilmente di pareggiare il conto con la Coscienza Globale, la quale è costretta instancabilmente ad elaborare fantastilioni di bit di informazioni in entrata, emozioni comprese, siano esse positive o negative. Questo è stato per me sufficientemente rivelatore. In pratica le persone connesse alla Rete Collettiva ritengono che i loro pensieri, sogni o desideri siano i loro, ma potrebbe non essere esattamente questo il caso.

«Il modo migliore per predire il futuro è inventarlo.» – Alan Kay, Informatico statunitense

Perché dunque l’Originatore “origina” e non è semplicemente trascinato nel gioco del flusso dalla Rete Collettiva come invece fanno i Fruitori? Il potenziale Originatore (tutti lo sono ad un certo grado di Coscienza) non può originare assolutamente nulla finché rimane collegato alla Rete Collettiva, perché dal mio punto di vista deve prima disconnettersi da essa esattamente come si disconnette il cavetto del modem ADSL. Nel momento in cui siamo connessi ad Internet ci viene assegnato dal provider una identità fittizia e variabile (l’indirizzo IP), e questa viene rinnovata ad ogni nuova connessione. Navigando così nella rete ognuno di noi lascia quotidianamente la propria traccia identificativa; ma nel momento in cui decidiamo di scollegarci da essa, staccando il cavo ethernet fisicamente dal modem, di fatto cessiamo di esistere al suo interno e non siamo quindi più “rintracciabili” o “influenzabili” dal sistema che la gestisce… Mi seguite? Così, possiamo finalmente identificare la figura del “pazzo”, dell’eccentrico o del genio, come quell’anomalia sistemica la cui apparente imperfezione/perfezione richiede la generazione di personalità “uniche” il cui scopo è quello di sbilanciarne l’equazione; personalità straordinarie che scelgono volontariamente di non essere più Fruitori ma bensì Originatori, o per dirla in altri termini, esprimono il loro DIRITTO DI ESISTERE attraverso un atto prettamente volitivo.

«La mente che si apre ad una nuova idea non torna mai alla dimensione precedente. » – Albert Einstein

Perciò, una volta che hai deciso di uscire dalla Rete Collettiva, non sei più utile al sistema che la gestisce e pertanto non può far altro che “ignorarti” od “espellerti”. E’ come cessare di esistere… pur esistendo. Perché? Perché con la Coscienza resa finalmente INDIVIDUALE, ci siamo di fatto sconnessi dalla Rete Collettiva e spostati “altrove”.

1.4 L’ALTROVE

Non essendo dunque più collegati all’interno della Rete Collettiva (che d’ora in poi per facilitare il compito nella sua comprensione chiamerò Rete Collettiva Centrale), il soggetto diviene finalmente una libera Coscienza Individuale che si auto-alimenta, ed è in grado di entrare e uscire liberamente dalla Rete Collettiva Centrale senza più alcuna restrizione o vincolo, e in questa condizione decidere, attenzione bene, di poter fare svariate cose. Ecco un paio di esempi:

1) una volta acquisita la Coscienza Individuale necessaria a divenire Originatore, l’Individuo può scegliere di sfruttare la Rete Collettiva Centrale per svariate motivazioni. Essendo ormai divenuto in grado di “leggere” il flusso delle informazioni che la Rete Collettiva Centrale elabora costantemente sublimen, può trovare spunto per edificare nuove possibilità d’investimento, semplicemente realizzando i bisogni e i desideri più reconditi dei Fruitori ad essa collegati, e lo fa creando a sua volta una propria Rete alternativa (che definirò Rete Collettiva A) assolutamente autonoma ed indipendente dalla prima, e costituita principalmente da tutti quei Fruitori che hanno scelto di staccarsi dalla Rete Collettiva Centrale per andare a nutrire/nutrirsi dalla Rete Collettiva A. Ciò può comportare diverse possibilità che possono contemplare la creazione di una nuova azienda multinazionale, una nuova religione o setta, oppure un nuovo partito politico;

In altri termini: l’Originatore, un tempo Fruitore, diviene in grado di leggere i bisogni della Rete Collettiva Centrale oggettivandoli nel mondo esterno attraverso le Idee. Un certo numero di Fruitori a questo punto, si stacca dalla Rete Collettiva Centrale identificandosi pienamente con l’Idea promossa dall’Originatore, e insieme creano una nuova Realtà totalmente Parallela alla nostra, la quale per autosostenersi necessita per forza di cose della creazione di una nuova “bolla temporale”. Volete un esempio? La Apple di Steve Jobs.

E’ evidente che la Apple sia un sistema la cui politica aziendale sia separata da tutto il resto, poiché mentre il resto del mondo economico va letteralmente in malora, le sue casse sono talmente piene che se volesse potrebbe acquisire la Nokia, la Rim, l’HTC e la Motorola tutte insieme[5]. Non male per una società che qualche anno fa era sull’orlo della bancarotta! Nel contesto della mia teoria ciò può significare che, alla LORO REALTA’, la recessione economica di fatto non esiste. Questo perché a dirigerla c’era uno spericolato visionario (sperimentatore di psichedelici) come Steve Jobs… un Originatore totalmente scollegato dalla Rete Collettiva Centrale la cui impresa era di fatto costituita da una Rete autonoma completamente separata, e interamente incentrata sull’INDIVIDUALITA’, o se volessimo usare altri termini, ad IMMAGINE E SOMIGLIANZA del proprio fondatore. Non a caso i prodotti di questa multinazionale cominciano tutti “I” (IO in Inglese): iPhone, iPad, iPod, iMac ecc. ecc. Tutti marchi che sono una palese evocazione all’espressione di una “individualità”, che purtroppo rimane conformata ai meccanismi della Rete Collettiva Centrale. Così, con il suo motto “Think Different”, la Apple era Steve Jobs, e Steve Jobs era la Apple. Non è un caso che Jobs ritenesse così importante ricordarsi di poter morire da un momento all’altro, domandandosi “Cosa farei oggi se fosse l’ultimo giorno della mia vita?” Esattamente. E’ solo ragionando in questi termini che si comprende per davvero che il Sistema vita è un enorme videogioco; nient’altro che una immensa XBOX il cui software gestisce alcune funzioni primarie allo svolgimento del sistema, e che la “fine dell’esistenza” con la morte è la più tremenda di tutte le illusioni terrene, poiché di fatto schiavizza il potenziale individuo dal divenire completamente ciò che egli è.

2) Può decidere invece di sfruttare questa grande occasione per Crescere nei Mondi Spirituali, osservando la Rete Collettiva a distanza e il continuo evolversi della Rete di Controllo che la gestisce: la Matrice.

Molti ne hanno parlato ma davvero pochissimi l’hanno a malapena intravista. La Matrice ESISTE DAVVERO e la si può vedere fisicamente attiva portando il cervello umano a lavorare a “determinati regimi”, SENZA l’uso di sostanze psichedeliche. Anzi, senza gli “acceleratori di coscienza” (psichedelici), il suo status appare ancora più chiaro e delineato. Negli ultimi anni mi capita di vederla spesso e per chi non l’avesse ancora vista ho deciso di ricrearla meglio che potevo in Computer Grafica, non solo per dar modo di vederla così come essa è apparsa a me e a centinaia di altre persone, ma per dare modo a coloro che gli è capitato di vederla di spiegarsi finalmente cosa diavolo fosse [FIG. 3]. E’ una sorta di griglia principalmente costituita da geometrie esagonali la cui luce e riflesso è un continuo brillamento. Può apparire spesso Rossa, ma ciò dipende unicamente dalla Coscienza Individuale del soggetto che si è già scollegato dalla Rete Collettiva Centrale. Nel 2007 la vidi per tre settimane di fila cambiare continuamente colore ogni notte, passando dal Rosso all’Arancione, al Giallo, al Verde, al Blu, al Viola ed infine all’Indaco, per poi vederla sempre più raramente… salvo sporadiche apparizioni che di tanto in tanto si ripresentano anche nel periodo nel quale vi sto scrivendo.

FIG. 3: La Matrix

Ma il concetto di “Rete di Controllo” va a mio avviso completamente rivisto. Il termine “controllo” non è automaticamente sinonimo di “male”, “oppressione finanziaria”, “prigionia” o quant’altro. E il “controllo” che ognuno di noi ha (o dovrebbe avere) su se stesso? Dobbiamo considerare anche quello frutto dell’oppressione? Dimentichiamoci dunque per un attimo il potere che esercitano gli “oppressori”, ed osserviamo il controllo che quotidianamente esercitiamo all’interno del nostro contesto esistenziale privato. Il termine “controllo” è stato oltraggiato oltre ogni immaginazione grazie alla cosiddetta “Cospirazionismo Spa”, che negli ultimi anni sta incassando milioni con le paranoie che offre alla Rete Collettiva Centrale. Esso è semplicemente un Sistema equiparabile ad un qualsiasi altro progetto informatico, il cui compito è quello di consentire alla Rete Collettiva Centrale di mantenere viva e attiva l’illusione della realtà, allo scopo di analizzare il significato di tutte le informazioni elaborate dalla Coscienza Globale.

«La realtà è una mera illusione, anche se una illusione molto persistente.» – Albert Einstein

Ma “illusione della realtà” non deve automaticamente divenire sinonimo di “inutilità di vivere l’esistenza”. Anzi! Quando comprendi che puoi “giocare”, che i limiti sono solo iniziali, devi proseguire a giocare quella che è la partita più importante di tutte: scollegare lo spinotto dalla Rete Collettiva Centrale per divenire finalmente Individuale. UNO sì, ma CON TE STESSO, perché se ci hanno detto che già lo siamo mi spiace per costoro ma hanno irrimediabilmente torto. Possiamo senz’altro accettare l’idea che l’Energia sia una ed immutabile, ma una parte di essa è governata dal caos, mentre l’altra è governata dall’ordine.

Così, solamente divenendo individuali si diviene realmente pericolosi per il sistema, perché una Coscienza resa Individuale è perfettamente in grado di spostarsi liberamente all’interno della Rete Collettiva Centrale, divenendo così in grado di modificarne alcuni parametri primari che la costituiscono, tra cui Spazio-Tempo ed Energia. Sì, proprio così: è possibile divenire in grado di cambiare la propria realtà (mai quella degli altri), i quali rimarranno sempre a vivere il Futuro che hanno scelto di vivere (inconsapevolmente o meno). Ciò accade semplicemente perché non essendo totalmente scollegati dalla Rete Collettiva, non possono ricevere, almeno non chiaramente, i messaggi che l’Osservatore del Futuro invia costantemente nel passato.

Chi cerca di combattere il Sistema rimanendo nel Collettivo, e quindi costruendo realtà collettive all’interno della Rete Collettiva Centrale, fa esattamente il gioco del Sistema, perché questo è appunto un meccanismo di autoconservazione già previsto dalle sue difese. Il Sistema è programmato per proteggere se stesso… non è oppressione fine a se stessa, cribbio, ma VITA! Poi possiamo certamente discutere sulla valenza di certe azioni compiute dall’uomo, ma se comprendiamo che a certi livelli l’uomo non può affatto essere in grado di scegliere, allora comprenderemo l’incredibile armonia del sistema nel quale siamo immersi.

Le idee dell’Originatore, in particolar modo di quelli maggiormente carismatici, divengono di fatto le idee del gruppo di Fruitori che ha scelto di nutrire la sua Rete, e per dare maggiore risalto alle sue idee, l’Originatore ha sempre la necessità di dare vita ad un “nemico inesistente”.

«Innanzi tutto è più facile respingere il male che governarlo, non accoglierlo che moderarlo, una volta accolto, perché, quando si è insediato da padrone in un animo, diventa più forte di chi dovrebbe governarlo e non si lascia troncare ne rimpicciolire.» – Seneca

La “Rete di Controllo” (la Matrice) non è affatto il Male, ma al contrario è un Mezzo assolutamente utile per arrivare a raggiungere lo stimolo necessario a “Conoscere Sé Stessi”; a disgregare le nostre molteplici personalità che ci frammentano per divenire finalmente UNO con noi stessi, poiché non lo siamo! Come sappiamo bene ogni programma possiede un codice ed ogni codice è gestito a sua volta da un altro programma chiamato “Delegato”, il cui scopo è garantirne e verificarne il corretto svolgimento. Una volta che il “Delegato” incontra un “bug”, una sorta di svista del programmatore durante la fase di battitura, si ferma e ci restituisce il famoso “Crash”, che negli anni ’80 era definito appunto “System Failure”. Ma noi non vogliamo che la realtà fisica finisca, ma vogliamo semplicemente sistemare le cose allo scopo di tornare ad uno stato di armonia psicologica generale, perché è evidente che qualcuno ha giocato sporco con le “linee di tensione e quelle temporali”, nonché con la “guerra psicologica”, e adesso ci ritroviamo in un enorme caos, il quale è originato primariamente da un’Overdose di Informazioni sapientemente inoculate allo scopo di destabilizzare il tessuto sociale della Rete Collettiva Centrale, la quale sta domandando a gran voce “la Fine dei Tempi”. Lo dico da almeno 5 anni: la Rete Collettiva Centrale sta per collassare, altroché “Prendere Coscienza” (un’altra delle sue infinite illusioni), tra un po’ farà il botto tanto è divenuta gonfia di “nulla”… Non è possibile “prendere coscienza” perché siamo già parte di una Coscienza! Resta solo da vedere se quella alla quale siamo collegati sia Collettiva o Individuale. Inoltre, tenete bene in considerazione che il Campo Elettromagnetico del Pianeta sta precipitando vertiginosamente:

«Il campo magnetico della Terra sta rapidamente diventando più debole, e i geofisici non ne capiscono il motivo. Il calo di intensità – pari a circa il 10 per cento negli ultimi 160 anni – potrebbe segnalare l’arrivo di uno degli sporadici capovolgimenti improvvisi del campo.» – Le Scienze

Be, non è una novità direte voi. Giusto, ma ciò che però si manca di riportare in questi articoli sul calo del Campo Elettromagnetico terrestre è che si tratta di un CALO LINEARE COSTANTE di 40 nT (nanotesla) ogni anno[6]. Pensate che questo non abbia conseguenze sull’intero Sistema Coscienziale Globale?

Un esempio dell’espressione caotica della Rete Collettiva: l’apertura dello Store Trony a Roma

1.5 LINEE TEMPORALI

«Ieri ero intelligente, ecco perché volevo cambiare il mondo. Oggi sono saggio, ecco perché sto cambiando me stesso.» – Sri Chinmoy (filosofo e capo spirituale indiano)

Lo ripeto ancora una volta, scollegarsi dalla Rete Collettiva Centrale significa che una volta che l’Io si è finalmente definitivamente individualizzato, e pertanto si è RICONOSCIUTO e divenuto Originatore passando dallo stato di Fruitore, reggendo se stesso sulla propria visione del mondo senza mai vacillare (cosa tutt’altro che semplice), allora può divenire in grado non solo di incontrare il proprio “Doppio” durante la notte (il Se Divino), ma addirittura di creare “altri mondi” (o bolle temporali parallele) e di deviare il proprio cammino terreno “spostandosi” tra le varie linee temporali che “sono” tutte contemporaneamente, esattamente come un’automobile è in grado di cambiare corsia quando si trova a viaggiare in un’autostrada.

Ed è un’analogia che mi piace moltissimo.

Esattamente come appare nella realtà, abbiamo tre corsie: la prima è la più lenta, ed è dedicata ai veicoli che intendono procedere ad una velocità moderata; la seconda corsia, quella centrale, è dedicata ai veicoli che intendono procedere più rapidamente rispetto alla prima corsia. Infine abbiamo una terza corsia, nella quale i veicoli sfrecciano a velocità decisamente più elevate rispetto alle prime due. Così, cambiare corsia equivale come analogia a cambiare “linea temporale”. Facciamo un banale esempio.

Sono le 9:00 del mattino. Alle 10:00 ho un importante appuntamento di lavoro e visto il mio largo anticipo sto viaggiando tranquillamente sulla prima corsia dell’autostrada ad una velocità moderata, mentre alla mia sinistra i veicoli sfrecciano a velocità molto più sostenute nelle due corsie più rapide. Alle 9:20, a più di 10km di distanza, accade un incidente improvviso che ostruisce completamente l’uscita che avevo già deciso di prendere per raggiungere nel più breve tempo possibile il luogo del mio appuntamento, ma siccome sono le 9:00, io questo ancora non lo so. Domanda: quante sono le probabilità che viaggiando ad una velocità più lenta rispetto a quella degli altri automobilisti, io possa arrivare in anticipo sull’incidente che avverrà precisamente tra 20 minuti? Decisamente poche. E’ assai più probabile che coloro che viaggiano più rapidamente riescano a prendere l’uscita prima che ciò accada. Quindi, trovandomi l’uscita ostruita, dovrò per forza di cose operare l’amara scelta di proseguire fino all’uscita successiva, rischiando non solo di arrivare in pesante ritardo al mio appuntamento, urtando quindi l’umore di chi mi sta aspettando, ma di scatenare tutta una serie di concause che mi porteranno di fatto a cambiare linea temporale.

Ma cosa succederebbe se, intuitivamente, ricevessi dal mio Osservatore del Futuro l’informazione circa l’incidente, portandomi così ad operare intuitivamente la scelta di non prendere l’autostrada quel giorno? In questo caso non avrei PREVISTO nulla, ma avrei operato una scelta basata su un’informazione che è reale, tangibile, ma proveniente da un altro tempo. Ma c’è un’altra domanda che tormenta le menti che si occupano di queste teorie, e riguarda il cosiddetto “destino”: perché è accaduto quell’incidente? Per impedirmi di andare a quell’appuntamento? Se ciò fosse implicherebbe che i destini sono tutti già prestabiliti, ma attraverso la Doubling Theory di Malet scopriamo che non è affatto così. L’incidente in questo esempio è accaduto perché ogni realtà temporale richiede un Osservatore che sia esclusivamente Individuale (e non collettivo), e il nostro Osservatore del Futuro (o il nostro Sé del Futuro), fa sempre ciò che è meglio per noi e per lui, in base alle condizioni che si presentano.

Definisco meglio “fa sempre ciò che è meglio per noi e per lui”. Questo ragionamento non implica affatto che tutto andrà sempre per il meglio. Essere positivi è necessario, ma esserlo spropositatamente è masturbazione. “Meglio” è un termine che riguarda solamente ciò che si sposa maggiormente con i parametri del nostro giudizio personale. Ciò che è meglio per me, potrebbe benissimo essere peggio per qualcun’altro. E’ soggettivo. Ecco perché la “verità ultima” non esiste e non può esistere in nessun luogo nell’Universo (men che meno sulla Rete Internet), perché la verità è unicamente governata da fattori che sono soggettivi: “verità” è ciò che per noi rispecchia i suoi ideali, o quando essa rispecchia come NOI SIAMO o SIAMO CONVINTI DI ESSERE.

«Sono stupito, deluso, compiaciuto di me; sono afflitto, depresso, entusiasta. Sono tutte queste cose insieme, e non so tirare le somme. Sono incapace di stabilire un valore o un non-valore definitivo; non ho un giudizio da dare su me stesso e la mia vita. Non vi è nulla di cui mi senta veramente sicuro. Non ho convinzioni definitive, proprio di nulla. So solo che sono venuto al mondo e che esisto, e mi sembra di esservi stato trasportato. Esisto sul fondamento di qualche cosa che non conosco. Ma, nonostante tutte le incertezze, sento una solidità alla base dell’esistenza e una continuità nel mio modo di essere.» – C.G.Jung (Ricordi, Sogni, Riflessioni)

Vi è mai capitato di vivere una situazione estremamente complicata, insormontabile o più grande di voi, e poi qualche tempo dopo avete scoperto che se fosse andata diversamente le cose sarebbero state ancora peggiori? “Non tutti i mali vengono per nuocere” dice il detto, ma che significa esattamente? E’ solo filosofia o chi ha inventato il detto ha raccolto pienamente la propria saggezza intuitiva? Significa che l’Osservatore localizzato nel Futuro ha scelto la strada migliore non tanto per voi, ma per se stesso (non dimentichiamoci che così come noi nei suoi confronti lui ignora completamente la nostra esistenza), e siccome siamo il suo Passato, egli è in grado di operare delle “scelte” più consapevoli, perché a differenza nostra, egli SA GIA’ quello che noi andremo soltanto ad intuire.

Al ritiro DARKROOM di 15 giorni, avvenuto durante l’Agosto scorso, ho avuto una persona che opera nel campo della finanza in una fiduciaria multinazionale con sede in Svizzera. Durante tutta la durata del ritiro seguiva attraverso sporadiche comunicazioni con i suoi soci l’andamento di un affare che avrebbe voluto tanto portare a termine, rischiando di suo una discreta quantità di danaro. Così, una volta suggeritogli di ascoltare se stesso e di affidarsi totalmente alle cure del suo Doppio (l’Osservatore localizzato nel Futuro), si è tranquillizzato ed ha smesso di tentare di “controllare” o di “gestire” gli eventi. Dopo una ventina di giorni dal ritiro mi telefona per comunicarmi che l’affare è saltato. Così mentre sto per dirgli che mi dispiace lui mi interrompe immediatamente: “A me no! Sono venuti fuori degli scheletri nell’armadio in quell’affare che mi avrebbero soltanto complicato la vita. E’ andata meglio così!”

Capito dunque?

Lasciate andare! Non potete controllare un beneamato piffero! Siamo solamente un cumolo di pidocchi cosparsi qua e là su di un pulviscolo confinato alla periferia di questa galassia! Non possiamo “controllare” un bel nulla. Al massimo possiamo solo essere “pensati”!

«Immagino se il mondo esistesse solo nella mia mente, presterei più attenzione a me stesso.» – Robert Brault

Scollegarsi dalla Rete Collettiva Centrale, intendo quindi che è possibile valicare i confini della Matrice, spostandosi attraverso i diversi piani della Coscienza Globale, ma soltanto una volta che si è resa possibile l’Individualizzazione, unico fattore che permetterà di incontrare il proprio “Doppio” (il Sé Divino) che Pitagora definiva “la Monade”, ossia i cosiddetti DUE che fanno UNO: il principio unico secondo il quale il maestro regolava il flusso armonico di tutte le cose, compreso quello della vita. L’esistenza della Trinità è dunque un concetto estremamente manipolato che indica il fatto che “siamo” contemporaneamente presenti in tutte e tre le linee temporali.

«La solitudine è per me una fonte di guarigione che rende la mia vita degna di essere vissuta. Il parlare è spesso un tormento per me e ho bisogno di molti giorni di silenzio per ricoverarmi dalla futilità delle parole.» – Carl Gustav Jung

1.6 IL FLUSSO DELLA RETE COLLETTIVA E LE IMMAGINI A SPECCHIO

«Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? Un’idea. Resistente, altamente contagiosa. Una volta che un’idea si è impossessata del cervello è quasi impossibile sradicarla. Un’idea pienamente formata, pienamente compresa si avvinghia, qui da qualche parte.» – Inception

Abbiamo capito dunque che l’Uomo e la Donna possono essere sia Originatori che Fruitori, e vale a dire che all’interno della Rete Collettiva possono “originare”, “fruire”, “consumare”, “modificare” e “alterare” delle Idee, che altro non sono che pacchetti di informazioni che viaggiano nella Rete. Cosa succederebbe dunque se un potenziale Originatore comprendesse questo meccanismo per sottometterlo ai suoi fini? Che potrebbe inserire all’interno della Rete Collettiva Centrale un insieme di informazioni, come ad esempio quella riguardante l’esistenza degli “alieni” ed i relativi “rapimenti”.

Come ben sappiamo non esistono descrizioni di esseri “alieni” nel passato, a parte quelle fornite dai testi religiosi, che se lette coerentemente con occhio critico sono ben differenti dal bestiario alieno al quale siamo stati abituati in questi ultimi anni, in particolar modo con il lavoro di un noto ricercatore pisano e di uno anglosassone. L’Idea del “Grigio”, come tipologia di “alieno”, a partire dagli anni ’50 si è modificata continuamente nell’arco del tempo, così come i cosiddetti “Crop Circles”. Se nei primi anni ’90 mostravano di essere fatti con i piedi, e non è sarcasmo ma erano veramente imprecisi geometricamente parlando, oggi assistiamo ad una precisione mai vista [Fig. 4/5]. Opera di entità aliene? Nutro seri dubbi in merito, perché ciò denoterebbe che la loro tecnologia si sia evoluta di pari passo con la nostra, sfatando per sempre il mito che vorrebbe che gli “alieni” siano tecnologicamente più avanzati rispetto a noi. Così, le descrizioni date dagli “addotti” (e non mi riferisco solo a quelle degli addotti italiani, spesso in netta contraddizione tra di loro), sono sempre mutate nel tempo. Non è mai stata data la stessa descrizione del medesimo alieno, alterando spesso connotati e dettagli riguardanti il loro aspetto fisico. Le descrizioni sono divenute sempre più coerenti man mano che nell’immaginario collettivo è venuta a formarsi una connotazione comune associata al medesimo tipo di alieno, in particolar modo dopo la pubblicazione di centinaia di testi di fantascienza, romanzi, racconti e films. In altre parole, se l’alieno negli anni ’50 era “verde”, con le “antennine” e proveniva da Marte, perché oggi appare invece “grigio” e proviene da Zeta Reticuli? Perché queste differenze? E’ letteralmente un non-senso. Se con altre persone sto osservando un cavallo e domando loro di dirmi come essi lo vedono, seppur con qualche differenza essi mi diranno che il cavallo è più o meno alto quasi due metri o poco più, si regge su quattro zampe, possiede un muso oblungo ed una lunga coda, una folta criniera e che quando emette i suoi versi, nitrisce. Tutti hanno ben presente come sia fatto un cavallo. Nel caso degli alieni, la giustificazione a queste enormi discrepanze descrittive da soggetto a soggetto, è che queste “razze” sono tante e che molte di esse sono simili tra di loro, quindi confondibili dal soggetto che si trova a vivere questa brutta esperienza emotiva. Sorvolando tale possibilità, perché il mio scopo non è quello di combattere o sostenere questa tesi, ho un’altra idea invece da proporre alla comunità che ha ancora voglia di ragionare:

una volta che all’interno della Rete Collettiva è stata inoculata (o sapientemente innestata) da uno o più Originatori, l’Idea di molte razze aliene, i Fruitori collegati alla Rete Collettiva Centrale ne comunicano immediatamente il risultato al resto dei bio-terminali che costituiscono il suo gruppo, AMPLIFICANDONE L’INFORMAZIONE. Tutto ciò che viene prodotto/osservato/analizzato all’interno della Rete Collettiva si riflette automaticamente sulla Rete di Controllo (la Matrice). Ciò significa che l’alieno non esiste? Purtroppo ora esiste, ma solo ed unicamente perché oramai è divenuto un’informazione che la Coscienza Globale e la Rete di Controllo non possono far altro che oggettivarla alla realtà. Ciò implicherebbe che se tutti quanti ORA, in questo preciso istante smettessimo anche per un solo secondo di sentire la necessità di credere all’esistenza di una o più razze aliene, ne sparirebbero immediatamente le tracce all’interno della Matrice, la quale vedrebbe l’INFORMAZIONE “alieni” totalmente inutile e la cancellerebbe all’istante, trovandosi costretta così a mutare la “linea del tempo” e gli eventi ad essa correlati.


FIG. 4/5: Questi crop vi sembrano per caso creati con la medesima tecnologia?

Massima attenzione però: questo non esclude affatto l’esistenza di altre forme di vita fuori dalla Matrice, ma non hanno accesso a questo mondo perché ne ignorano l’esistenza, così come noi ignoriamo la loro. Ciò con cui abbiamo a che fare qui, non è il prodotto dei mondi “esterni”, ma di quelli interni alla Rete Collettiva Centrale.

Gli addotti sono persone con potenziali incredibili, ma purtroppo assai spesso ignare di cosa sia esattamente l’esperienza con “l’alieno”, e grazie a questo finiscono con il riporre la loro fiducia nelle mani di veri e propri cialtroni manipolatori. Gli addotti sono persone che sono in grado di muoversi all’interno della Rete Coscienza Centrale liberamente, solo che non hanno idea di cosa le paure, le angosce e le frustrazioni dell’uomo hanno generato all’interno di “quell’altrove”, e a bloccarli non è l’alieno che compie esperimenti su di loro, ma la loro stessa paura. Gli alieni che circolano nella nostra bolla temporale li abbiamo generati noi, e sin troppo spesso attraverso un uso smodato di certe pratiche di alchimia deviata, le quali, come denuncio da svariati anni, vengono perpetrate all’interno di certi organi del Vaticano e relative sette di gesuiti ad esso correlate, le quali sono governate da individui seriamente convinti di essere in contatto con “esseri spiritualmente elevati”, mentre invece si sono votati ad un dio minore acido, rabbioso ed estremamente volubile. L’UOMO CO-CREA non LA realtà, ma LE realtà, ed ognuna di esse è un vero e proprio server che proietta in streaming montagne di film dei quali siamo noi stessi i registi! Quale lingua dobbiamo usare per farlo comprendere?

Pertanto sono assolutamente contrario alla divulgazione che negli ultimi anni è stata fatta sui “rapimenti alieni”, in quanto, affermando che essi sono “parassiti dotati di intenzioni proprie” si sta creando una massa critica che all’interno della Rete Collettiva Centrale genererà ORDE di questa roba, e vedrete che proprio grazie a questo, i cosiddetti “addotti” cresceranno in maniera esponenziale, perché sempre più persone saranno in grado di connettersi a quella Rete! Sono forme che non hanno una vita propria, ma soprattutto non hanno una COSCIENZA propria, e nella maggior parte dei casi non sanno nemmeno chi sono!

Pertanto ricordatevi queste parole, così un giorno potrete affermare che qualcuno ve l’aveva detto: l’equazione è molto semplice quanto banale, più persone credono agli alieni parassiti, più razze aliene arriveranno a tormentarci la notte. Potete starne certi, e vedrete che la loro forma e aspetto muteranno con il passare degli anni, man mano che la Coscienza Globale dovrà processare le nuove informazioni.

Da dove provengono queste mie certezze? Dall’Intuito e da un cospicuo gruppo di persone che hanno compreso la “follia” insita nella teoria degli “alieni-predatori” di anime e che si sono prestati a fornirmi le loro testimonianze, confrontandosi con la massima apertura, serietà e disponibilità al dialogo sulla possibilità che le loro esperienze siano frutto di “immagini a specchio”.

«Tu crei il mondo del sogno, noi portiamo il soggetto dentro quel sogno e lui lo riempie con il suo subconscio. I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro, non ti pare? Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c’era qualcosa di strano. Voglio farti una domanda. Tu non ricordi mai esattamente l’inizio di un sogno, vero? Ti ritrovi sempre in mezzo a quello che sta succedendo. Allora come siamo arrivati qui?» – Inception

Che cos’è una “immagine a specchio”? Una “immagine a specchio” non è altro che un meccanismo della percezione utile a manifestare visivamente ciò che noi rappresentiamo internamente nelle più remote ed oscure zone del nostro Subconscio Individuale (l’Inferno Individuale). Una prova di questo è descritta nelle testimonianze del Libro del Dr. Rick Strassman (DMT La Molecola dello Spirito) il quale riporta tutta una serie di esperienze avvenute durante i suoi 5 anni di sperimentazione alla Scuola di Medicina dell’Università del Messico, che dimostrano che il rapporto del soggetto con il MEDESIMO TIPO DI ALIENO cambiava a seconda del dosaggio di n,n-dimetiltriptamina (DMT) iniettato per via intramuscolare nel soggetto partecipante. Con dosi minori il rapporto con l’alieno viene descritto dal soggetto come “dolce” se non addirittura “amorevole”, mentre con un dosaggio decisamente più forte l’alieno mostrava una forte “aggressività” o “cattive intenzioni”. Perché questa estrema dicotomia? Perché il “mood” dell’alieno varia a seconda della quantità di dose iniettata di una sostanza prepotentemente allucinogena? Si può dunque affermare con certezza che il comportamento dell’alieno nei confronti del soggetto è strettamente correlato all’alterazione (o intossicazione se vogliamo) del Sistema Nervoso Centrale: IL NOSTRO SPINOTTO COLLEGATO ALLA RETE COLLETTIVA CENTRALE, e siccome una certa quantità di DMT è già presente nel corpo umano attraverso la metabolizzazione di una certa quantità di Triptofano (un amminoacido essenziale presente in maggiori o minori quantità a seconda del tipo di alimento), non è improbabile che il Sistema Nervoso Centrale ci metta del suo nelle esperienze con i cosiddetti “alieni”.

«Nel mio mondo i libri sarebbero fatti solo di figure.» – Alice (Alice nel Paese delle Meraviglie)

In una recente DARKROOM di tre giorni, una persona “navigata” nell’assunzione di svariate sostanze psichedeliche, ha potuto sperimentare il medesimo effetto “visionario” ottenibile con una dose di DMT senza di fatto assumere alcuna sostanza. Ciò significa che, come già ritenevamo, nel processo DARKROOM sono realmente coinvolte le medesime triptamine presenti in certe piante allucinogene come l’Iboga (ibogaina).

Si tratta dunque “soltanto” di allucinazioni? Il termine “allucinazione” non deve fare pensare immediatamente ad uno stato di psicosi. Non lo è, almeno non in questo caso, ma il soggetto è realmente presente all’interno del suo Subconscio Individuale, solo che ha a che fare con le proprie “immagini a specchio” e non ne è consapevole. Le ritiene parassiti esterni a lui ma non lo sono… così istintivamente cerca di combatterli come farebbe nella realtà con le cose che non conosce, mentre non sa che invece sta combattendo solamente contro se stesso.

Un altro partecipante mi confida di essersi svegliato d’improvviso a casa sua. Si trovava in posizione supina, sdraiato nel letto, quando con suo enorme stupore si è visto uno strano essere addosso, orribile a vedersi, puntargli una specie di pungiglione alla gola quasi volesse suggere da lui le sue “energie vitali”. Ma visto il temperamento di questa persona, decisamente più autorevole ed esigente nei confronti di se stesso, non ha esitato nemmeno per un secondo e mi racconta di aver colpito la creatura con un forte pugno, la quale si è dissolta all’istante in una nuvola di fumo. E’ normale che sia così, e tra i cosiddetti Hooded Sage (gruppi di persone che una volta divenute coscienti nello stato di Sogno, diventano veri e propri guerrieri che ri riuniscono insieme “nell’Altrove”) vengono chiamate Entità Frattaliche, perché in buona sostanza sono fatte di CARTA PESTA. Non centra nulla il potere dell’Anima di fulminarli, sono loro che sono il frutto delle nostre credenze. Una volta eliminati dalla nostra Coscienza Individuale e visti per quello che sono, ossia FANTOCCI DI LATTA, PUPAZZI DI NEVE, MAESTRI DELL’ARTIFICIO, CARTONI ANIMATI, FIGURINE DELL’ALBUM PANINI, PROIEZIONI DI UN SUBCONSCIO TURPE E MALATO e quindi non “parassiti” predatori di anime, di fatto vengono “terminati” e gettati nel cestino dal Sistema Operativo, il quale non ne trova più traccia al suo interno e pertanto non è più costretto ad occupare preziosi blocchi di memoria.

«Mi sentivo come dentro ad un bozzolo, il tempo si fermava lento e inesorabile e le mie percezioni erano completamente cieche, ma dentro sentivo che il mio corpo mutava, le cellule prendevano modificavano frequenza, aumentavano il loro dinamismo.

Dopo qualche giorno è cessato il sonno, il periodo che corrispondeva alla notte diventava un momento vivissimo dove ero travolto da un’energia fortissima che mi teneva sveglio e cominciavano a muoversi mondi interiori visibili senza dover immergersi nei propri sogni. La mia mente proiettava sulla parete nera quello che è dentro di me e lo rendeva palese, in alcuni momenti dovevo rimanere forte e lucido per ricordarmi che era solo un’immagine della mia mente, poiché non sempre quando qualcosa esce da noi ha le parvenze di un angelo.

A volte la confusione mentale era tale da mancare il fiato, per poi passare immediatamente a dei momenti di gioia intensissima e prolungata.

Ciò che ho compreso con la mia pelle in questi giorni fantastici è che tutto il mio presente è una creazione della mente, sono proiezioni di mie idee o convinzioni che diventano realtà perché io voglio dargli questa opportunità. Ho fatto esperienza prolungata che il corpo grazie ai nostri ormoni è il più grande produttore di stati alterati di coscienza che in realtà sono momenti di fortissima lucidità, ma questi vengono attivati solo grazie alla nostra volontà e scelta. La nostra mente pone una pellicola sulla realtà per rendercela comprensibile, ma grazie al ritiro sono riuscito a vivere questa dinamica di illusione, non per rifiutarla ma per imparare a comprenderla in modo tale che sia un linguaggio a me sempre più chiaro così da rivelarmi la verità che sta dietro al velo.» – Cesare (un partecipante ai nostri ritiri)

1.6 IPNOSI, ANIMA E VITE PRECEDENTI

Tutta questa pappardella di informazioni, anche se di origine prettamente intuitiva, mi ha condotto anche a mettere in discussione alcuni grandi “pilastri” come ad esempio la possibilità di portare i soggetti a regredire attraverso l’ipnosi, fino a rivivere delle “vite precedenti”. Uno dei casi senz’altro più famosi al mondo è quello di Brian Weiss, uno psichiatra americano che afferma di aver scoperto la possibilità di portare i suoi pazienti a risolvere dei traumi rivivendo delle situazioni avvenute nelle vite precedenti, il quale ha un suo omologo italiano, il Dottor Angelo Bona.

Ora, la questione della re-incarnazione dell’Anima, è in netta contraddizione con il concetto di “bolla” o “linea” temporale. Ciò implicherebbe l’esistenza di una temporalità sequenziale degli eventi, mentre invece, come vediamo nella Teoria di Jean Pierre Garnier Malet, perfettamente e matematicamente auto-consistente, questo concetto risulta essere assolutamente incoerente. Se ricordo bene anche il buon Gustavo Rol affermava che la reincarnazione non esiste, “c’è subito un’altra vita” diceva, ed in proposito, informandomi per bene, scopro che la “reincarnazione” è di fatto un’invenzione (così come il karma), un costrutto occidentale risalente a circa metà ‘800 e formulata per la prima volta dagli “spiritisti” per spiegare le loro strane manifestazioni.

Ora facciamo un piccolo passo indietro. Abbiamo affermato di essere dei bio-terminali collegati ad una Rete Collettiva molto simile a quella costituita dalla Rete Internet. Quando con il nostro browser digitiamo un indirizzo (URL) e ci colleghiamo ad un sito internet contenente testi, video e audio, di fatto stiamo sperimentando ciò che il curatore del sito ha messo a disposizione di tutti attraverso la sua Rete. Mi seguite? Nell’esatto momento in cui, attraverso l’ipnosi, conduco una persona a vivere quello che definiamo uno “stato alterato”, è come se premendo “invio” spingessi la sua Coscienza Individuale a scollegarsi dal suo bio-terminale (il corpo fisico) per andare a connettersi ad un altro bio-terminale. In quello stato il soggetto non ha alcun modo di rendersi conto se ciò che sta vivendo sia la SUA VITA o quella di UN’ALTRO! Non ha modo di comprenderlo perché il contatto in “remoto” avviene attraverso il Sistema Nervoso Centrale del soggetto al quale si è collegato (bio-terminale), ricevendone quindi in tutti gli impulsi elettrici nervosi come se fosse egli stesso a provarli. Ciò è stato sperimentato svariate volte dal sottoscritto, attraverso degli esperimenti eseguiti con un Remote Viewer professionista. Il Remote Viewer in molti casi può addirittura rivivere un omicidio, sperimentando il dolore della morte della vittima su se stesso, e vivendo l’orrore dell’intera situazione in prima persona senza che possa avere alcuna reazione per fermare ciò che sta avvenendo. Se avete familiarità con la Matrice, questo ha perfettamente senso.

Ogni volta che avete la possibilità di accedere alla Matrice, ogni esagono che vedete è come un tunnel che può condurvi altrove. Ogni esagono è come una bocca d’accesso; un vero e proprio cancello Spazio Temporale. Una volta inforcato quel tunnel sentite pian piano abbandonarvi il corpo. E’ come lasciarlo lì in balìa di se stesso, e mentre procedete attraverso quel percorso, lo sentite abbandonarsi. E’ come se si “spegnesse” lentamente. Questa esperienza per chi la sperimenta è tremendamente significativa, in quanto il corpo col tempo viene visto semplicemente come un “vestito da indossare”. Inizialmente queste esperienze sono tremendamente spaventevoli, perché l’impressione che si ha è quella che una volta inforcato quel tunnel non sarete poi più in grado di tornare indietro. Ipocritamente FALSO. In realtà, con l’esperienza, vi accorgete che è sufficiente un atto di volontà, anche se il problema nell’esprimere un atto di volontà in questi casi è che ciò che stiamo sperimentando rapisce totalmente la nostra attenzione, e ci dimentichiamo di essere in grado di poter dire “No aspetta un attimo! Frena! Ma dove diavolo sto andando?! Torna indietro!” Ma se avrete la costanza e la forza di procedere oltre, una volta arrivati al termine di quel tunnel, è possibile per brevi attimi sperimentare una situazione che questa sì ha davvero dell’incredibile. Un’esperienza davvero capace di scuotere profondamente tutta la concezione che si ha della vita in questo Universo: quella di essere presenti in un altro corpo, in un altro tempo e luogo, pur essendo coscienti di NON ESSERE LUI.

Ricordo perfettamente una volta di essermi catapultato nel corpo di un soldato, il quale si trovava ritto in piedi di fronte ad un ufficiale. Entrambi stavano parlando di qualcosa. Ricordo perfettamente il suo volto, la sua divisa e il suo copricapo. Stava piovendo a dirotto, era sera e l’unica luce che illuminava il piazzale era quello di un faro alogeno, simile a quelli da stadio, che proveniva dalla mia destra, mentre tutto intorno sullo sfondo del cielo notturno, scintillavano ovunque scroscianti gocce di pioggia grosse come noccioline. La cosa incredibile, per quanto sia durata l’intera scena (pochissimi secondi), è che ricordo perfettamente di aver sentito la pioggia colpirmi il viso come un mucchio di granelli di riso soffiato, mentre il mio interlocutore reggeva in mano un enorme ombrello nero.

E’ una situazione alquanto imbarazzante per certi versi, in quanto, venite catapultati lì in una situazione estranea, che non vi riguarda, e che sta già avendo un proprio svolgimento temporale e vi domandate “Che cavolo ci sto facendo qui! E questo chi diavolo è?!”

Pertanto dal mio punto di vista, non può esservi alcuna “re-incarnazione”. Alla morte, con ogni probabilità, ognuno crea una bolla temporale totalmente parallela alla nostra e parallela a tutte le altre che co-esistono contemporaneamente, divenendo egli stesso l’Originatore di quel mondo. In pratica “Dio”. Se ciò fosse plausibile dunque, se noi potessimo creare “bolle di memoria” nelle quali divenire “architetti”, chi sarebbero dunque “gli altri” presenti in quei mondi? Ritengo che a quel punto la Coscienza Individuale necessiti di modulare se stessa, creando delle forme di vita che solo in apparenza sono scollegate tra di loro. Inizialmente queste forme sarebbero governate non da loro stesse, e quindi non da un vero e proprio “libero arbitrio” consapevole, ma dalla Rete Collettiva Centrale (che in questo caso è rappresentata dalla Coscienza Individuale del creatore di quel mondo), ma con il tempo, parti di queste forme di vita acquisiscono dei frammenti della Coscienza Creatrice, divenendo a loro volta, Individui. In pratica, l’individualizzazione della Coscienza consentirebbe illimitate istanze di sdoppiamento, ognuna delle quali porterebbe in Se la particella originale del primo Creatore, evolvendo così in Infiniti Mondi ed Infiniti Universi (Giordano Bruno).

1.7 IL CONTATTO CON IL DOPPIO

Bene, se siete arrivati fin qui, e non vi siete rotti le palle di tutta la pappardella di cose che ho appena descritto, sappiate che vi ho preso un po’ per il culo… ma non fraintendetemi e soprattutto non vogliatemene. Personalmente confido in tutto quanto ho descritto poc’anzi, ma molti concetti sono stati volutamente e largamente ampliati, forse eccessivamente, proprio per allontanare certi “curiosi”, i quali avranno certamente abbandonato la lettura qualche migliaio di parole fa, pensando che mi sono senz’altro bevuto il cervello.

Mentre siamo connessi in quel magnifico mondo che ancora definiamo “sogno”, durante la fase REM, per poter uscire dalla Matrice dobbiamo prima liberarci da queste “immagini a specchio” che costituiscono gran parte del Subconscio Individuale, le quali spesso tendono a mescolarsi a quelle della Rete Collettiva Centrale. Molte di queste immagini sono appunto costituite dalle forme generate all’interno della Rete stessa (alieni, demoni, ombre nere, eggregore, eoni ecc. ecc), e rappresentano l’ultimo baluardo di difesa per impedirci di capire dove siamo e quindi, attraverso un atto volitivo, uscire dalla Matrice per accedere ad altri reami della Conoscenza. Non è un caso infatti che in molti contatti con gli “alieni”, gli addotti che si “svegliano” all’interno dell’esperienza riescono a cacciarli via semplicemente “pregando”. Sono forme “frattaliche” che si sgretolano nell’esatto momento in cui le si vede per quello che sono: PLASTICA. Sono semplicemente distrazioni, immagini illusorie generate dall’Subconscio Individuale che è stato rapito dal flusso delle informazioni che circolano nella Rete Collettiva Centrale, trattenendone in maniera sublimen parti di essa. Così, non riconoscendo dove siamo, non siamo in grado di operare delle scelte all’interno del sogno, ma tendiamo a subirlo senza possibilità di reazione. Eppure, la possibilità di prendere coscienza al suo interno è un fenomeno noto e dimostrato che il sottoscritto ha imparato pian piano a destreggiare facendo pratica. Tutti possono farlo, ma prima devono smettere di nutrirsi dalla Rete Collettiva, e questo significa cessare all’istante ogni attività di fruizione delle informazioni presenti al suo interno.

Se riuscite a divenire coscienti all’interno del sogno vi troverete ad esplorare degli ambienti a voi familiari che appaiono più spesso di altri… per alcuni può essere la casa della nonna, per altri un albergo o un posto che vi è sempre piaciuto di frequentare. Quei posti sono i “vostri” varchi aperti all’interno della Matrice. Le cosiddette “back-doors”. Ogni stanza che esplorate nei vostri sogni possiede una porta, ed ogni porta conduce fuori dalla Rete di Controllo (la Matrice). Una volta fuori, acquisirete una montagna di pacchetti di informazioni che nutriranno la vostra Individualità, la quale, attenzione bene, non è affatto da confondersi con l’Ego! Sono due cose ben distinte e separate mai da correlare! Nel caso dell’Individualizzazione di cui parlo, si diviene coscienti di NON ESSERE un Nome, un Cognome e un conto in banca, ma una parte del tutto che intende ESISTERE per proprio conto al di fuori della Coscienza Globale (la Scintilla Divina). In questo caso non ha alcun senso vedere se stessi come qualcuno che possiede realmente qualcosa. Non possediamo nulla. Non c’è davvero niente che possiamo possedere, e questo rende questo viaggio ancora più straordinario in quanto il “vincolo” con il possedimento va letteralmente a farsi benedire, così come va a farsi benedire “l’apparire”. In questo caso è necessario che io “appaia” a voi, perché sto comunicandovi i miei pensieri, ma ciò viene da me percepito come un “inserire informazioni” nella Rete Coscienza Collettiva, che possano incontrare coloro che sentono di volersi scollegare da essa, ma non hanno ancora capito se si tratta solo di una sensazione, o di un desiderio vero e proprio.

Se dunque fosse possibile, e secondo Jean Pierre Garnier Malet ciò è assolutamente possibile, possiamo contemplare la possibilità di contattare il nostro “Doppio” (il Se Divino). Come? La risposta è tutta in quei cosiddetti paradossi che l’arte contemporanea ha sempre tentato di illustrare:

Fate bene attenzione perché la spiegazione è più complicata a spiegarsi che a metterla in pratica, e se non la comprendete non preoccupatevi, l’ho riportata in uno schema semplificato più in basso. La tecnica più simile che mi è venuta in mente per creare un paradosso in grado di connettermi con il mio Doppio (l’Osservatore del Futuro), è quella di anticipare un’azione che andrò a compiere mezz’ora più tardi, attraverso una visualizzazione (atto di volontà), introducendo l’informazione nel Campo. Successivamente, mezz’ora più tardi, compirò quell’azione che avevo preventivamente scelto di compiere, rimandando indietro l’informazione al mio Se esistente mezz’ora prima, visualizzandolo mentre sta visualizzando l’azione che ho appena compiuto. Difficilotto eh? Lo so cosa state pensando: “Andrea è letteralmente andato fuori di mela. Aiutatelo!”. :D Può essere, ma che vi costa tentare?

Ricapitoliamo

1) Scelgo un’azione che voglio compiere tra mezz’ora e la visualizzo mentre la sto compiendo. Non perdete tempo a cercare di fare qualcosa di importante. L’azione che scegliete può essere anche quella di allacciarvi le scarpe mentre cantate “Ti Amo” di Umberto Tozzi. Ciò che conta è che l’azione sia compiuta con estrema disinvoltura, e che appaia esattamente così come l’avete visualizzata.

Se avete visualizzato di allacciarvi le scarpe, potreste vedere la scena mentre state osservando l’azione in prima persona. Nel momento in cui compiete l’azione visualizzata, cercate per quanto vi è possibile di riassemblare la medesima immagine e prospettiva corredata dei medesimi dettagli. È importante.

2) Passata mezz’ora, compio l’azione che ho scelto mezz’ora prima, e la metto in pratica esattamente come l’ho visualizzata

Inizialmente vedrete quanto è complicato ricordarsi di farlo! Ecco perché ho scelto uno spazio di 30 minuti, in questo modo avete la possibilità di abituarvi.

3) Una volta compiuta l’azione, rimando indietro l’informazione al mio Sé del Passato, visualizzandolo mentre sta visualizzando l’azione che ho appena compiuto

Ogni giorno che passa mentre fate questo esercizio, aumentate di 5 minuti in avanti. Se prima l’azione era spostata in avanti di 30 minuti, procedete con 35, poi con 40, 45, 50… e così via, fino a spostare sempre più in avanti il tempo di contatto con il vostro Doppio.

Sia chiaro che l’esercizio che andate ad intraprendere potrebbe “aprire porte” temporali che potreste non essere pronti a gestire, pertanto, se non vi sentite in grado di entrare in particolari situazioni delle quali potreste avere paura, EVITATE DI FARE QUESTO ESERCIZIO, il quale è unicamente per coloro che hanno già più o meno familiarità con queste cose.

Aspetto vostri resoconti in merito! : testimonianze (chiocciolina) automiribelli.org

di Andrea Doria

RISORSE:

[1] http://www.focus.it/cellule_speciali_nel_cervello_di_einstein_C12.aspx
[2] A study of normative and informational social influence upon individual judjement di Morton Deutsch e Harold Gerard (Journal of abnormal and social psychology 51), da pagina 629 a pagina 636, 1955.
[3] S. E. Asch, Effects of group pressure upon the modification and distortion of judgment, in Groups, leadership, and men, a cura di H. Guetzkow, Carnegie Press, Pittsburgh 1951, pp. 177-190.
[4] http://demos.it/a00646.php
[5] http://static.iphoneitalia.com/wp-content/uploads/2011/06/cash-110617.png
[6] http://www.narcap.org/reports/ONNYCT_Paper_MT_2009_REVISED.pdf

Fonte: www.automiribelli.org

Articoli correlati

Lascia un commento

Un commento

  1. lo comprendo, ne sono consapevole, lo so spiegare, fa perte di me ma non dimentico che gesù è morto per questo…per le sue idee. la base è perfetta ma la meta forse non è chiara…. si può partire su se stessi ma la meta è che tutti lo comprendano-facciano. è il mezzo quindi che è ostico (la parola). l'idea del blog e di scrivers questo pensiero è l'unica cosa che ancora non ho fatto. discuterne sarebbe superfluo probabilmente……iperchè il pensiero è unico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio