Spiritualità

Advaita Vedanta, comoda e per tutti!

Il pericolo di dire “tutto è illusione”, “tutto è Uno” o “è tutto un sogno” è che questo può trasformarsi velocemente in una scusa per fare tutto ciò che ci pare e per indulgere in qualsiasi eccesso. Se tutto è illusione non importa se feriamo gli altri o se distruggiamo i nostri corpi con droghe e alcool perché i nostri corpi non sono comunque reali. Se la vita è solo un sogno, allora perché non prendere tutto ciò che possiamo senza tenere conto dei piedi che pestiamo e di quanti altri avranno meno a causa del nostro egoismo? Se tutto è Uno, allora non c’è né bene né male, giusto e sbagliato, e allora perché non ingannare, mentire e rubare?

Coloro che usano queste idee assolute indiscriminatamente non comprendono che la realtà assoluta non nega in alcun modo la realtà relativa. La non dualità non cancella la dualità. Coloro che comprendono veramente (contrariamente all’aver avuto una visione profonda ma fugace di questo) i principi esoterici del “guru interiore”, di “tutto è Uno”, di “il maestro è ovunque”, non sfoggiano mai queste verità come reazione a qualche sfida alla loro psiche o alla loro psicologia. Questi invece vengono resi umili dalla magnificenza della realtà che hanno intravisto tanto da spingerli a un maggiore servizio e a una maggiore partecipazione al vero mondo della dualità, il mondo in cui tutti viviamo.

Un interessantissimo studio analitico sull’autoinganno si trova nel comportamento di alcuni maestri che manipolano gli insegnamenti dell’Advaita Vedanta, o non dualità, per ampliare la loro separazione dagli altri e dalla vita. Spesso è l’ego altamente “spiritualizzato” che impiega prontamente questa tecnica. Funziona così. Un maestro spirituale che è esperto di dharma della non dualità e dei meccanismi della mente umana può facilmente indurre un’esperienza di non dualità nei suoi allievi; e può inoltre insegnare agli allievi come riprodurre quest’esperienza dentro di sé.

Nella scena spirituale contemporanea in Occidente, ci sono parecchi esempi di maestri famosissimi che usano questa tecnica con i loro allievi. Forniscono agli allievi la tecnologia che provocherà un’esperienza di non dualità e quando l’allievo farà esperienza di questo stato, che viene facilmente scambiato per illuminazione stessa, il maestro conferma che sì, è davvero illuminato. Per molti individui è molto più interessante seguire un maestro che sforna allievi “illuminati” ogni settimana come una fabbrica produce barrette di cioccolata, piuttosto che seguire uno che non pensa nemmeno in termini di illuminazione. La considerazione di cosa spinge questi maestri a seguire un simile approccio non è una domanda alla quale si risponde facilmente. Ma fatto sta che non è poco comune.

L’Advaita Vedanta, o gli insegnamenti della non dualità, è un corpo di lavoro spirituale che è stato insegnato e praticato per migliaia di anni. Gli insegnamenti si riducono alla realizzazione per cui l’ “Io” non esiste come entità separata e che “tutto è Uno”. La stessa visione viene regolarmente prodotta dall’LSD o da esperienze nella natura, ma la realizzazione temporanea – in qualsiasi modo sia indotta – ha poco a che fare con una vita nel contesto di un insegnamento completo della materia, con tutte le relative sottigliezze e complessità.

Andrew Cohen è particolarmente diretto e appassionato nel suo punto di vista sul cattivo uso degli insegnamenti non dualistici per il guadagno personale e ha nominato in modo appropriato il fenomeno “il Miscuglio dell’Advaita”, facendo riferimento ai modi in cui le persone prendono gli insegnamenti non dualistici originari dell’Advaita Vedanta tradizionale e ne fanno un miscuglio per evitare le vere implicazioni della non dualità.

I brani selezionati di seguito sono estratti da un articolo intitolato “I pericoli del Miscuglio Advaita”, sottotitolato “La Visione Assoluta è usata ai nostri giorni come scusa per evitare il completo risveglio?” pubblicato nella rivista What is Enlightenment?:

Molti si sentono erroneamente sollevati dal peso della responsabilità per il loro comportamento a causa delle conclusioni errate a sui giungono in seguito a esperienze spirituali di non separazione. Realizzando che “tutto è il Sé”, concludono dunque che non vi è nulla e nessuno di cui essere responsabili. In questo modo di pensare, la responsabilità implica la dualità, e qualsiasi nozione di responsabilità è perciò vista come un’espressione di ignoranza.

Da questo punto di vista quasi tutti i modi di comportarsi diventano accettabili – quando a un sostenitore fu chiesto perché abitualmente agiva in modo sgarbato e con disonestà, disse: “oh, quello non è reale, è solo la mia personalità”. Un altro allievo disse, “nulla è di alcuna importanza perché il Sé è tutto”. Altri hanno risposto con incredulità quando è stato chiesto loro qualcosa sulla responsabilità per il proprio comportamento, “come può esserci responsabilità nella Libertà? Chi è responsabile?”…

Molte persone hanno davvero esperienze profonde quando vengono esposte a tali insegnamenti, ma gli insegnamenti di solito hanno l’effetto di asservire una persona all’idea illusoria per cui si è completamente liberi perché si è avuto semplicemente un bagliore del fatto che non è mai esistita un’entità separata che può essere limitata.

È a questo punto che la visione Advaita, come viene proclamata spesso in questi giorni, diventa palesemente ridicola. Una tale visione può rendere una persona molto sicura, perché qualsiasi difficoltà ci si pari davanti, sia dall’interno che dall’esterno, può essere “Advaitizzata” dicendo che è tutto irreale o che comunque Tutto è il Sé…

Tuttavia, questa sicurezza diventa una forma di arroganza, una forma di auto inganno, quando è usata per evitare le proprie difficoltà o le aree di negazione, per cancellare i fatti scomodi, dualistici della propria situazione personale. La visione Advaita può paralizzare una persona e ostacolare una sana auto introspezione perché considerare il “Sé” di qualcuno significa alimentare l’illusione, negare la propria realizzazione, abbracciare la falsità del dualismo.

In questo modo, l’opportunità di essere veramente libero di affrontare qualsiasi difficoltà o imperfezione nel proprio carattere viene distrutta. Qualsiasi desiderio di cambiare qualcosa, in questa visione, viene considerato come proveniente dall’ego, dall’ignoranza, perché il cambiamento implica separazione e solo l’ego può desiderare il cambiamento.

Ancora una volta, non sono gli insegnamenti che vanno biasimati. Tali insegnamenti sono finalizzati ad essere studiati una vita intera sotto la guida di un maestro spirituale qualificato in una cultura che abbia un forte fondamento spirituale, e di essere praticati con diligenza nel contesto di un’ampia comprensione delle finezze dell’ego e dell’insieme della vita spirituale.

In altre parole, gli insegnamenti non sono responsabili delle illusioni generate come risultato di essi; piuttosto, quando gli individui presumono di essere fondamentalmente e assolutamente liberati in base alla loro comprensione ed esperienze di quegli insegnamenti, ignorano la realtà della dualità che rimane nelle loro vite. La non dualità è vera, ma lo è anche la dualità.

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Tratto da: “Tra Cielo e Terra. Gli errori della ricerca spirituale e le pretese premature di illuminazione”.

Fonte: associazioneperankh.wordpress.com

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